Il santo del mese – San Policarpo di Smirne
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Il santo del mese - San Policarpo di Smirne
Vescovo e Martire - (23 Febbraio)
di Vittorino Grossi, tratto dalla collana I Santi nella Storia
Policarpo di Smirne appartiene al gruppo dei primi scrittori cristiani che furono in contatto con gli apostoli. Per primo fu Jean Baptiste Cotelier a pubblicare nel 1672 con il titolo di Padri apostolici gli scritti di cinque autori cristiani, tra i quali vi era anche il nostro Policarpo. Essi erano: Clemente di Roma, Ignazio di Antiochia, Policarpo di Smirne, Barnaba (o pseudo-Barnaba), Erma, autore dello scritto Il Pastore. Nel XVII secolo, a questa lista furono aggiunti altri due autori: l’autore ignoto della Lettera a Diogneto e Papia. Altre due nuove scoperte allungarono la lista dei Padri apostolici: La Didachè, scoperta nel 1883 e Le Odi di Salomone, scoperte nel 1905. Gli scritti dei Padri apostolici, se si eccettua l’A Diogneto, furono molto conosciuti e apprezzati nei primi tempi della Chiesa, anche se a partire dal IV secolo la teologia li fece quasi dimenticare. Il movimento della Riforma, richiamando l’attenzione sulle prime testimonianze delle origini cristiane, ne risuscitò l’interesse.
La breve Vita di Policarpo, attribuita al presbitero Pionio di Smirne, martire sotto l’imperatore Decio (250), fu scritta certamente verso il 400. Essa rimane tuttavia un prezioso documento perché riporta per intero la lettera conosciuta come il Martirio di Policarpo. Policarpo nacque verosimilmente verso il 69 o nel 70 e morì sotto Marco Aurelio, intorno al 160. La sua importanza è data dal fatto che lui fu il discepolo di Giovanni e di altri testimoni del Signore, come racconta Ireneo: «Io ti conobbi quand’ero ancora ragazzo, nell’Asia Inferiore presso Policarpo: occupavi un posto magnifico e cercavi di avere buona reputazione presso di lui. Perché le cose di allora le ricordo meglio di quelle recenti: (infatti, gli insegnamenti appresi da ragazzo crescono con l’anima e si uniscono ad essa) così che posso dire il luogo dove il beato Policarpo si sedeva per parlare, il suo presentarsi in pubblico e il suo entrare, il suo modo di vivere, il suo aspetto fisico, le conversazioni che teneva davanti alla folla e le sue relazioni con Giovanni e con gli altri che avevano visto il Signore».
E continua: «Ma si può ricordare anche Policarpo. Egli non solo fu ammaestrato dagli apostoli ed ebbe consuetudine con molti che avevano visto il Signore, ma appunto dagli apostoli fu stabilito per l’Asia nella Chiesa di Smirne come vescovo. Anche noi l’abbiamo visto nella nostra prima età. Infatti, visse a lungo e molto vecchio, dopo aver testimoniato gloriosamente e molto chiaramente, morì. Ora, egli insegnò sempre quello che aveva appreso dagli apostoli, le cose appunto che la Chiesa trasmette e che sole sono vere. A queste cose rendono testimonianza tutte le Chiese dell’Asia e coloro che fino ad oggi sono succeduti a Policarpo, che è un testimone della verità molto più degno di fede e sicuro di Valentino, Marcione e degli altri che hanno opinioni false».
Ireneo, nella Lettera a papa Vittore, ricorda a proposito dell’usanza della data di Pasqua diversa in Asia e altrove, l’incontro di Policarpo con papa Aniceto avvenuto verso l’anno 154: «Quando il beato Policarpo venne a Roma, al tempo di Aniceto, sebbene avessero tra loro qualche piccolo contrasto su alcune altre cose, subito fecero la pace e su questo argomento non ebbero alcuna contesa. Né Aniceto poté persuadere Policarpo a non osservare la data, poiché aveva osservato quella data con Giovanni, il discepolo del Signore, e gli altri apostoli con i quali aveva vissuto; né Policarpo persuase ad osservarla Aniceto, il quale diceva di dover mantenere la consuetudine dei presbiteri suoi predecessori. E pur stando così le cose, furono in comunione tra loro e nella Chiesa. Aniceto cedette l’eucaristia a Policarpo, evidentemente come segno di deferenza, e si separarono in pace. Tutta la Chiesa era in pace, sia coloro che servavano quella data, sia coloro che non la osservavano». Durante il soggiorno romano Policarpo dovette incontrare anche Marcione con il quale venne ad un duro diverbio: «Policarpo stesso a Marcione, che un giorno gli si presentò dinanzi dicendogli: "Riconoscimi!" rispose: "Riconosco in te il primogenito di Satana"».
Policarpo ricevette a Smirne il vescovo Ignazio di Antiochia, in viaggio verso Roma per il martirio. Ignazio ci informa direttamente del proprio affetto per Policarpo, e ne loda la pietà: «Vi scrivo da questa città (Smirne) amando Policarpo come amo voi». Policarpo scrisse diverse lettere, come testimonia Ireneo, benché se ne sia conservata solo quella ai filippesi. Al momento del martirio, la folla gli diede testimonianza gridando: «Questo è il maestro d’Asia, il padre dei cristiani, il distruttore dei nostri dei, che insegna a molti a non fare sacrifici e a non adorare». Policarpo fu martire a Smirne durante una persecuzione, essendo proconsole Stazio Quadrato. Gli Atti ci hanno conservato tutti i dettagli del suo martirio. Il vescovo di Smirne fu bruciato vivo, quindi finito con un colpo di pugnale. Secondo i costumi pagani, le spoglie furono bruciate e i cristiani di Smirne ne raccolsero le ossa.