Giovedì 24 Marzo 2024: Santa Messa in “Coena Domini”
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Alle ore diciotto di ieri, giovedì 24 marzo, si è svolta la tradizionale messa vespertina in “Coena Domini” del Giovedì Santo, per ricordare la Cena durante la quale Cristo, dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, istituì l’Eucarestia e il Sacerdozio, prima di consegnarsi alla passione e alla morte di croce. Entrando in chiesa per partecipare alla sacra funzione, i fedeli hanno visto allineate intorno l’altare dodici sedie sulle quali erano seduti altrettanti bambini e ragazzi, tutti particolarmente emozionati perché il sacerdote durante la celebrazione eucaristica avrebbe lavato loro i piedi, in memoria di quanto fatto da Gesù stesso.
La celebrazione liturgica si è aperta con una breve processione, durante la quale sono stati portati all’altare i vasetti contenenti gli Oli Santi. Accompagnato dal canto iniziale Voglio cantare al Signor, eseguito dai grandi e piccoli cantori del Coro “Perfetta Letizia”, il nostro parroco don Mauro Tramelli ha deposto il vassoio con gli Oli sull’altare e li ha incensati. Il canto del Gloria è stato accompagnato dal suono delle campane che hanno suonato a festa per l’ultima volta perché, come prescrive la tradizione, in questi giorni saranno “legate” e taceranno per consentire ai fedeli di commemorare nel silenzio e nella preghiera la passione e la morte del Signore. Torneranno a suonare nuovamente a distesa soltanto durante la Veglia pasquale, nella tarda serata di sabato, per annunciare a tutti gli uomini la resurrezione del Signore. Alcuni giovani scout e adulti si sono quindi alternati all’ambone per eseguire le letture del giorno, alle quali è seguita la proclamazione del Vangelo.
Dopo la lettura del Vangelo, don Mauro ha iniziato la sua omelia spiegando l’importante significato attribuito dalla Chiesa agli Oli sacri, benedetti nella mattinata in cattedrale dal nostro vescovo Ambrosio. L’olio, ha detto il nostro parroco, nella vita quotidiana è molto importante ma, come ben sanno le massaie, è assai difficile riuscire a togliere le macchie che lascia sui vestiti, così quando viene usato per amministrare i Sacramenti lascia segni che diventano indelebili per coloro che li ricevono. Il Crisma, olio mescolato con profumo, rappresenta il dono dello Spirito Santo che avviene attraverso il battesimo, la cresima e l’ordine, l’Olio dei catecumeni e quello degli infermi, sono invece il segno visibile della forza divina che libera dal male e ci sostiene nel momento della prova e della malattia.
Attraverso l’unzione con questi oli, ha proseguito don Mauro, si esprime la ricchezza della nostra nuova esistenza in Cristo: tutti noi attraverso di essi diventiamo sacerdoti, profeti e re, e siamo pertanto chiamati a professare comportamenti e pensieri, gesti e parole, sempre degni della nostra fede per essere fedeli all’insegnamento trasmessoci dal Vangelo. Gesù stesso, infatti, nell’Ultima cena si è fatto servitore dei suoi discepoli, pur essendo il loro maestro, e non si è neppure rifiutato di lavare i piedi di colui che di di lì a poco l’avrebbe tradito, per insegnarci che nell’amore siamo tutti in comunione con gli altri e il nostro prossimo deve essere amato come amiamo noi stessi.
Subito dopo la conclusione dell’omelia, si è svolto il tradizionale rito della lavanda dei piedi. Spogliatosi della pianeta e indossato il grembiule, don Mauro si è inginocchiato davanti ai dodici ragazzi prescelti e ha compiuto lo stesso gesto narrato dal Vangelo, accompagnato dalle note del canto “Giovedì degli azzimi” che bene ha illustrato il profondo significato di questo gesto umile e semplice, riprendendo le parole pronunciate da Pietro «tu lavare i piedi a noi, che fai che fai Signore, che fai a un peccatore».
La Cena compiuta da Gesù con i discepoli non è però solo un fatto storico, ma si ripete e si rinnova nei secoli, e con essa il memoriale dell’istituzione dell’Eucarestia, il ricordo vivo e santo della Pasqua del Signore, perché Cristo attraverso di essa ha investito gli apostoli e i loro successori del potere di ripetere ogni giorno il sacrificio eucaristico sotto la forma del pane e del vino durante la Messa.
Una volta terminati i riti di comunione, il celebrante ha esposto sull’altare l’ostensorio con il Santissimo Sacramento, lasciando aperta la porticina del tabernacolo ormai vuoto, e l’ha incensato per tre volte; quindi, dopo aver indossato il velo omerale, ha preso l’ostensorio e accompagnato dalle suggestive note del canto “Nel Silenzio” si è recato all’altare della reposizione, convenientemente ornato, dove l’ha nuovamente incensato ed esposto ai fedeli per l’adorazione. L’assemblea è rimasta nel massimo silenzio in devoto raccoglimento e si è poi sciolta, ma durante tutta la serata sono continuate presso l’altare le continue visite dei fedeli desiderosi di sostare in umile e silenziosa preghiera davanti al Santissimo.