San Pietro, l’umile pescatore chiamato ad essere clavigero del Regno
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
San Pietro, l'umile pescatore chiamato ad essere clavigero del Regno
Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Giovanni 6, 68-69).
Una cosa attrae subito l’attenzione, crediamo, di ogni fedele, anche se parecchio distratto, non appena varca le porte della nostra chiesa parrocchiale. Guardando verso la parete di fondo del presbiterio, sopra l’altare maggiore con il tabernacolo che custodisce il Santissimo Sacramento, troneggia da più di tre secoli un grande dipinto raffigurante San Pietro Apostolo, il santo patrono del nostro paese, al quale la nostra chiesa è dedicata fin dalla sua fondazione, che si perde peraltro nella notte dei tempi.
Questo dipinto settecentesco ad olio su tela è opera di un noto artista piacentino, Marc’Aurelio Dosi, che venne incaricato di dipingere il quadro nell'aprile 1717 su commissione della Congregazione del Santissimo Rosario e Sacramento della chiesa di Pontenure. Dosi fu valente pittore e rinomato autore, assieme a Domenico Cervini, di alcuni dei più memorabili apparati, le famose macchine pirotecniche, ideate per celebrare con il dovuto sfarzo le feste e i momenti solenni durante la signoria dei Farnese.
Il quadro raffigura San Pietro mentre è seduto sulle nuvole, come assiso in trono, con il corpo rivestito da una tunica azzurra e da un drappo dorato che gli ricade sulle spalle e sulle gambe. Al blu dell’abito possono essere ricondotti molteplici significati: un richiamo al suo lavoro di pescatore, ma anche un riferimento al suo incarico di custode del Paradiso. La stola gialla, con ancora maggiore carica simbolica, ricopre con un’aura di santità quello che è il suo compito principale. Nella mano destra stringe saldamente in pugno una chiave dorata, simbolo della sua speciale missione apostolica e del potere conferitogli direttamente da Gesù, mentre nella sinistra reca in mano il libro delle Scritture, attributo iconografico comune agli evangelisti e ai dottori della Chiesa. Anche in questo dipinto Pietro mostra una testa arrotondata con il mento prominente, il volto severo, la fronte sfuggente, i capelli spessi e ricci e la barba disordinata, tratti fisici che possono essere facilmente rintracciati anche nei ritratti più antichi.
Secondo quanto narrano i Vangeli, prima di ricevere la chiamata che gli trasformò l'esistenza, Pietro si chiamava Simone. Esercitava la professione di pescatore, insieme a suo fratello Andrea, e viveva assieme a lui in un piccolo villaggio della Galilea, Cafarnao, sul lago di Tiberiade. In un giorno qualsiasi, Cristo vide i due fratelli mentre gettavano le reti e li invitò a seguirlo per diventare pescatori di uomini. Dopo aver ottenuto una pesca miracolosa, per intercessione di Gesù stesso, dopo una notte infruttuosa passata inutilmente a pescare, Pietro e suo fratello lasciarono le reti e lo seguirono, unendosi così alla sua sequela. Pietro viene indicato nei Vangeli sempre al primo posto nelle liste degli apostoli, pur non essendo né il più anziano dei Dodici, né il primo ad aver ricevuto la chiamata, ad attestazione della sua particolare importanza e della missione a lui attribuita dal Maestro.
Molto spesso è infatti Pietro, nella sua impetuosa ma sincera foga, a farsi interprete degli altri Apostoli e a rispondere a loro nome quando sono interrogati da Cristo. Egli è uno dei tre privilegiati, assieme a Giacomo e al di lui fratello Giovanni, che assistono alla trasfigurazione del Signore sul Monte Tabor. Nel celebre episodio della camminata sull'acqua Pietro corre incontro al Signore chiedendogli di poter fare lo stesso, ma impara a sue spese, sprofondando nell'acqua, che per compiere prodigi del genere è necessaria una fede totale. A Cesarea di Filippo, quando Gesù interroga i suoi discepoli su quello che gli uomini dicevano di lui, è ancora una volta Pietro ad esprimere in termini umani la realtà soprannaturale del Cristo: «Tu sei il figlio del Dio vivente!». Dopo questa risposta, Gesù gli annuncia che gli affiderà le chiavi del Regno dei Cieli e lo chiama per la prima volta con il suo nuovo nome, affermando, come ricorda il Vangelo di Matteo, «Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa».
È ancora Pietro, insieme a Giacomo e Giovanni, uno dei tre apostoli Gesù porta con sé nel giardino del Getsemani, quando si ritira per pregare prima di essere tratto in arresto. In quell'occasione Pietro cerca invano di difendere il Signore dalle guardie mandate ad arrestarlo, riuscendo solo a ferire uno dei servi del sommo sacerdote, prima di essere duramente redarguito da Gesù per aver sguainato la spada. Nel prosieguo di quella notte, il primo dei Dodici, che aveva dichiarato di essere disposto a seguire il Maestro anche fino alla morte, davanti al fuoco nel cortile della casa del sommo sacerdote, nega per ben tre volte di essere un suo discepolo e perfino di conoscerlo, anche se poi, dopo essere uscito, lava col pianto la sua debolezza.
Con questa triplice negazione si realizza così la profezia pronunciata da Gesù stesso, che soltanto poche ore prima aveva detto a Pietro che la paura sarebbe stata più forte della sua fede. Profezia questa che prefigura una fede non ancora completamente salda, che si realizzerà compiutamente solo con la discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. Solo allora Pietro e gli Apostoli saranno pronti ad affrontare anche il martirio nel nome di Cristo.
Dopo la sua resurrezione e prima di ascendere al Cielo, Cristo perdona Pietro per averlo rinnegato e gli affida la guida della Chiesa dicendogli: «Pasci i miei agnelli […] Pasci le mie pecorelle». Pietro si ritrovò così a guidare il gruppo degli apostoli e, come raccontato negli Atti, non trascorse molto tempo prima che compisse il suo primo miracolo, guarendo uno storpio che chiedeva l’elemosina presso le porte del Tempio. Venne arrestato tre volte dalle autorità giudaiche, ma venne sempre liberato, in due occasioni, grazie all'intervento di un angelo. Fu anche il primo a battezzare un gentile, ossia un pagano, il centurione romano Cornelio.
Successivamente Pietro, dopo lo scontro con Paolo in occasione del Concilio di Gerusalemme, lasciò Gerusalemme e divenne il capo della comunità cristiana di Antiochia, di cui fu anche il primo vescovo, ma secondo la tradizione spinse la sua predicazione fino a Roma, la capitale dell’Impero romano. Egli divenne così il primo vescovo di Roma e quindi il primo Papa. Assai discordi sono i pareri di storici e studiosi riguardo alla data del suo arrivo nella Città Eterna, mentre la sua morte viene collocata tra il 64 e il 67 d.C., al tempo della prima persecuzione dei cristiani scatenata dell’imperatore Nerone in seguito al grande incendio che distrusse dieci dei quattordici quartieri della città. La versione più accreditata della morte del santo è quella che lo vede crocifisso a testa in giù, supplizio richiesto da Pietro stesso che non si reputava degno di morire nella stessa posizione del Maestro. Durante quella persecuzione trovò la morte anche Paolo, che fu invece decapitato fuori le mura e sepolto dove attualmente sorge la basilica a lui intitolata. Entrambi gli Apostoli, santi protettori della Città Eterna, sono ricordati dalla liturgia della Chiesa nella comune memoria del 29 giugno.