Domenica in albis: la benedizione del trittico della Divina Misericordia
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
La domenica in albis (o della Divina Misericordia) che la Chiesa ha celebrato nella giornata di ieri, domenica 3 aprile, rappresenta, nell’anno liturgico, la seconda domenica di Pasqua, cioè la domenica che segue tale solennità. Nel corso della Santa Messa delle ore undici il nostro parroco don Mauro ha benedetto una nuova icona della Divina Misericordia donata da un devoto benefattore alla nostra parrocchia. Ad animare col canto la celebrazione sono stati i bravissimi coristi del Coro “La Torre”, accompagnati all’organo dalla loro maestra Paola Valla. In questo giorno di festa, dedicato per volere di San Giovanni Paolo II alla Divina Misericordia, i cantori hanno fatto risuonare nella chiesa per parecchie volte le suggestive note di “Misericordes Sicut Pater“, il ritornello dell’inno ufficiale del Giubileo della Misericordia. Alcuni ragazzi del Catechismo si sono occupati di leggere le letture del giorno e i ministranti del Gruppo Chierichetti hanno svolto come al solito il servizio all’altare, mentre i simpatici bimbi della Prima e delle Terza Elementare hanno rallegrato l’intera cerimonia con la loro spontaneità e il loro entusiasmo, eseguendo anche il canto che ha accompagnato i fedeli durante la comunione.
Lasciato il presbiterio subito dopo aver terminato la lettura del Vangelo, don Mauro ha iniziato la sua omelia con una simpatica battuta con la quale ha guadagnato l’attenzione dei molti bimbi presenti e strappato un sorriso anche ai più grandi. È passato quindi a descrivere l’antico significato di questa domenica, la seconda dopo la Pasqua, ricordando come avveniva nei tempi antichi il rito del battesimo, che era allora amministrato per immersione e non tramite l’infusione dell’acqua sul capo, come avviene invece al giorno d’oggi. Il battesimo, che si svolgeva molti secoli fa soltanto durante la Santa Veglia della notte di Pasqua, era amministrato solo agli adulti e i catecumeni, «dopo essere educati per tre anni dal padrino e dalla madrina a vivere come cristiani», s’immergevano completamente nudi nella vasca battesimale e venivano quindi spinti dal sacerdote sott’acqua per tre volte, per ricordare i giorni in cui Cristo restò a giacere nel sepolcro. Quando uscivano dalla vasca, finalmente battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, venivano subito rivestiti di candide tuniche bianche per rendere noto a tutti la loro rinascita a una nuova vita come figli del Dio vivente, vesti che venivano indossate per tutta la settimana successiva fino per l’appunto alla domenica dopo la Pasqua, detta perciò fin dai primi secoli dell’era cristiana domenica in albis (in albis depositis o deponendis), ossia “domenica in cui si depongono le vesti bianche”.
Il nostro parroco è quindi passato ripercorrere con i numerosi bimbi i prodigi narrati dal Vangelo di Giovanni, che narra dell’incredulità e dello scetticismo di Tommaso di fronte alla resurrezione del Signore e della spontanea e ardente professione di fede sgorgata dalle sue labbra dopo aver assistito a sua volta nel Cenacolo all’apparizione del Signore risorto. Invitato da Cristo stesso a mettere le mani nelle piaghe lasciate dai chiodi e nella ferita provocata dalla lancia nel costato, Tommaso cade in ginocchio di fronte al Gesù e, invece di toccare con le sue mani le ferite, proclama la sua fede in Cristo con parole ispirate ed esclama «Mio Signore e mio Dio!», riconoscendo finalmente, insieme agli altri apostoli, «lo stesso Gesù che hanno visto morire in Croce, perché ha nelle mani i segni lasciati dai chiodi». Si tratta infatti, ha proseguito don Mauro, «dello stesso Gesù che ha patito la passione, che hanno visto crocifisso, morto e sepolto, ma che adesso, nel giorno dopo il sabato, il primo giorno della settimana, riconoscono, sentono, vedono vivo e vivente in mezzo a loro». Egli trasmette ai Dodici con un soffio il dono dello Spirito Santo e affida loro il mandato di diffondere il suo messaggio d’amore a tutte le genti e perdonare nel Suo nome i peccati: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. […] A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Come dicevamo in apertura, in questo giorno la Chiesa commemora anche la festa della Divina Misericordia, una ricorrenza istituita nel 2000 per volere di San Giovanni Paolo II, in occasione della canonizzazione della suora polacca Faustina Kowalska. Terminata l’omelia, dopo una breve orazione, don Mauro ha compiuto la benedizione con l’acqua santa dell’artistica icona della Divina Misericordia esposta alla destra dell’altare. Il trittico, che resterà esposto in questi giorni alla pubblica venerazione dei fedeli, è stato donato alla parrocchia da un anonimo benefattore.
Si tratta di una riproduzione della seconda versione del quadro di Gesù Misericordioso realizzato nel 1943 come ex voto dal pittore polacco Adolf Hyla, forse addirittura più famoso nel mondo del dipinto originale, realizzato nel 1934 dal pittore Eugenio Kazimirowski seguendo le indicazioni della stessa suor Faustina. Nel pannello centrale Gesù è ritratto con la mano destra alzata per benedire, con due raggi di luce che escono dal Suo cuore, uno di colore bianco bianco e uno di colore rosso, che rappresentano rispettivamente l’acqua e il sangue sgorgati copiosi dopo che il suo costato venne trafitto dalla lancia del soldato romano. Gesù è raffigurato con indosso una tunica bianca su di uno sfondo scuro, che permette così ai fedeli di concentrare l’attenzione sulla luce dei raggi che escono «dall’intimo della Mia Misericordia, quando sulla croce il Mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia», come narrato da Cristo stesso a suor Faustina, che a sua volta ha riportato queste parole nel suo Diario. Ai suoi piedi è riportata la frase dettata a Santa Faustina: «Gesù, confido in te» (in polacco “Jezu, ufam tobie“). Sulle portelle laterali, poste ai lati dell’immagine centrale, sono riprodotti invece un ritratto di Santa Faustina e l’apertura da parte di Papa Francesco della Porta Santa della Basilica vaticana in occasione del Giubileo straordinario di quest’anno, dedicato per suo volere proprio alla Misericordia.
Dopo i riti di comunione, prima d’impartire la benedizione finale con cui ha congedato l’assemblea, don Mauro ha espresso l’invito, rivolto a tutti i fedeli presenti, a sostare un attimo prima di lasciare la Chiesa davanti alla sacra immagine, per rivolgere una devota preghiera all’infinita Misericordia di Gesù nostro Signore.