Il tempo di Avvento, in viaggio con Maria, Isaia e Giovanni Battista
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Il tempo di Avvento, in viaggio con Maria, Isaia e Giovanni il Battista
Quando l’autunno si inoltra nell’inverno e le giornate progressivamente si accorciano, gli spot televisivi e le inserzioni pubblicitarie si rivestono del colore e della "poesia" del Natale. Le vie e le piazze delle città si riempiono di luminarie, nelle case spuntano alberi e variopinti addobbi, gli operatori commerciali si preparano al giorno, che nel corso dell’anno, più invita alle spese e ai regali, costatazione lampante che il consumismo si è appropriato di una delle feste più care al popolo cristiano.
Anche nelle nostre chiese, concluso il ciclo dell’anno liturgico con la festa di Cristo Re dell'Universo, Signore del tempo e della storia, si respira un’aria tutta nuova. Gli altari sono più sobri e spogli di fiori, all'inizio della messa non si canta il Gloria, per farlo risuonare più gioioso nella notte di Natale, e il colore verde dei paramenti lascia posto al viola nelle quattro domeniche che precedono il Natale.
Inizia così il tempo di Avvento, che popolarmente forse è meglio conosciuto come il tempo di preparazione che precede il Natale. Ma è solo questo? Come ricordato da papa Benedetto XVI in una delle sue omelie, nel linguaggio del mondo antico adventus era un termine utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia, ma «i primi cristiani adottarono la parola "avvento" per esprimere la loro relazione con Gesù Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera "provincia" denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui, quanti credono nella sua presenza nell’assemblea liturgica. Con la parola adventussi intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi».
Infatti se consultiamo il dizionario, possiamo facilmente vedere che la parola "avvento" deriva dal latino e significa per l'appunto "venuta, manifestazione". Il significato di "avvento" quindi è assai più ricco e profondo del semplice termine popolare attribuito a questo tempo liturgico come "attesa" o "preparazione"... l’Avvento prima di essere tempo di preparazione alla festa della Natività del Signore è piuttosto la celebrazione della Venuta gloriosa del Signore che è con noi e viene a visitarci. E la la conferma più autorevole in questo senso è offerta dalla Parola di Dio proclamata nelle quattro domeniche che precedono il Natale.
La prima domenica di Avvento ha come tema la vigilanza nell’attesa gioiosa della venuta del Signore alla fine dei tempi. L’apostolo Paolo ci invita a scuoterci dal sonno e a rivestirci di Cristo perché la salvezza è ormai prossima: «La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce» (Romani 13,12). La seconda e terza domenica di Avvento hanno come figura centrale Giovanni Battista, il precursore, l’araldo che ci scuote dalla pigrizia chiamando alla conversione i nostri cuori, per essere così pronti ad accogliere colui che ha «in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio» (Luca 3,17). Infine la quarta domenica, che dispone alla preparazione del Santo Natale, ha come figura centrale Maria, Madre del Signore.
Visto secondo questa prospettiva il tempo d’Avvento si mostra come "modello" del tempo umano, vissuto nella costruzione del Regno e nella vigilanza per la venuta del Signore che torna a visitare il suo Popolo. La liturgia della Parola presenta tre figure che come compagni di strada ci accompagnano lungo il cammino: il profeta Isaia, Giovanni Battista, la Vergine Maria.
Isaia è il profeta della santità di Dio, il suo libro è il filo conduttore del tempo d’Avvento. Anche se vissuto prima della nascita del Messia secondo la carne, Isaia è il testimone della salvezza di Dio, il cantore della speranza, che conforta il popolo nei momenti difficili, l’annunciatore del tempo messianico, nel quale tutti i popoli saliranno a Gerusalemme. Isaia ci insegna il canto della speranza, canto che ci deve accompagnare per tutta la vita.
La seconda figura è quella di Giovanni Battista, l’austero precursore di Gesù profetizzato proprio da Isaia, quella «voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Marco 3,3). Giovanni è l’ultimo e il più grande dei profeti, l’amico dello Sposo, che non ne è geloso ma anzi esulta di gioia quando sente finalmente risuonare la Sua voce, è il messaggero mandato a preparare la strada al Signore e a portare «la conoscenza della salvezza» (Luca 1,77), predicando «un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Marco 1,4). Dopo averlo riconosciuto come «l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (Giovanni 1, 29) e battezzato nelle acque del Giordano, Giovanni deve fare posto al Messia; il suo compito e impegno è che il Messia cresca, mentre lui "diminuisce" davanti a Lui. Il Battista ci insegna il servizio umile e sincero, la verità austera, per poter divenire a nostra volta voci di verità che nel deserto di oggi annunciano la salvezza.
La terza figura che ci accompagna lungo l’itinerario di Avvento è senza dubbio quella di Maria, la serva umile e discreta, subito pronta ad accogliere con un semplice "Eccomi" l’invito del Signore. Per certi versi, infatti, questo tempo liturgico rappresenta il vero "mese di maggio". È questo per eccellenza il tempo della Vergine, «figlia di Sion» (Isaia 37,