Venerdì 25 Dicembre, Santo Natale del Signore
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Venerdì 25 Dicembre, Santo Natale del Signore
«Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Giovanni 1,14)
Nei nostri occhi risplende ancora la luce della stella, nelle nostre orecchie risuona ancora il melodioso canto degli angeli, i nostri cuori sono ancora pieni della gioia e dello stupore provati dai pastori, strappati alla loro veglia solitaria. «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Luca 2, 10-12). Così l’angelo annunciò ai pastori la nascita del Salvatore del mondo, che ci ha sottratti alla schiavitù delle tenebre per rischiararci con la Sua luce, incarnandosi nella pienezza dei tempi, quando sull’Impero romano regnava Augusto e governatore della Siria era Quirinio (Luca 2, 1-2).
Per risollevare gli uomini dal peccato, per attrarli verso di sé, per condurli alla salvezza promessa, Dio è venuto tra noi come un bambino, fragile, indifeso, la sua voce è un balbettio facile da soffocare, come duemila anni fa tentò di fare l'empio Erode. E molti effettivamente lo soffocano, non ne penetrano il Mistero. Lo soffocano facendo del Natale la festa del consumo, dello spreco istituzionalizzato: festa dei regali e dei lustrini, delle luci colorate e del panettone, festa di una certa poesia di generale bontà, di un sentimentalismo che si vernicia di generosità e commozione. Altri soffocano il Salvatore impedendogli di crescere: Dio rimane bambino per tutta la loro vita: una fragile statuetta di terracotta, relegata in una scatola, che si depone fra la paglia del presepe una volta all’anno: solo una scusa per dare un certo «colore» religioso alla grande baldoria del periodo natalizio. Altri ancora, come fecero i dotti e i sapienti di Gerusalemme, restano ciechi ed estranei a questa venuta, non lo riconoscono, non ne vedono i segni, non ne intuiscono la portata. Le parole che questo Bambino ha portato agli uomini non sono ascoltate o se lo sono spesso non sono comprese: sono troppo impegnative ed inopportune, specie in questo tempo, dove gli uomini sembrano non voler più intendere cosa è vero e giusto ma preferiscono ciò che è comodo e conveniente!
La nascita di Gesù non è una tradizione, non è un anniversario, non è un mito, non è una favola. Gesù è parte della nostra storia. Il senso profondo della venuta di Cristo non distrugge di per sé la cornice festosa e la poesia del Natale, ma la ridimensiona e la colloca nel giusto contesto: essa è appunto una cornice in cui s'inserisce il Mistero del Verbo che si fece carne per venire ad abitare in mezzo agli uomini. Nel Vangelo della messa del giorno l'evangelista Giovanni inserisce l’Incarnazione nel piano della storia della salvezza. Come attraverso il Verbo eterno era sbocciata la prima creazione, per opera dell’Incarnazione dello stesso Verbo avviene una nuova creazione: l’uomo accede alla condizione di figlio di Dio: il rapporto uomo-Dio che il peccato aveva interrotto è rinnovato in Cristo. Divenuto figlio di Dio, anche l’uomo è in grado di realizzare il suo compito di creatura: egli può rivolgersi a Dio e chiamarlo «Padre» ed è libero perché è figlio e non servo, ed ama gli altri uomini perché fratelli.
Di seguito qualche fotografia delle sante messe celebrate ieri, venerdì 25 dicembre, nella nostra chiesa parrocchiale. Ad accompagnare le celebrazioni liturgiche, presiedute dal nostro parroco don Mauro Tramelli, i canti dei due cori della nostra Parrocchia.