I Santi Apostoli Pietro e Paolo, il pescatore di Galilea e l’apostolo delle Genti
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
I Santi Apostoli Pietro e Paolo, il pescatore di Galilea e l'apostolo delle Genti
Quest'oggi, martedì 29 giugno, la nostra comunità parrocchiale celebra con gioia San Pietro Apostolo, che dalla notte dei tempi è venerato come il patrono e il protettore del nostro paese, come ricordano alcune antiche carte e pergamene ancora oggi conservate nel nostro Archivio parrocchiale. Ma non si può celebrare Pietro senza ricordare San Paolo, unito al primo dei Dodici dalla corona di gloria del martirio, perché entrambi, sia pure con doni e carismi diversi, hanno contribuito ad edificare l'unica Chiesa fondata su Cristo, come ben ricorda il prefazio di questo giorno di festa che li accomuna nella venerazione: «Pietro, che per primo confessò la fede nel Cristo, Paolo, che illuminò le profondità del mistero; il pescatore di Galilea, che costituì la prima comunità con i giusti di Israele, il maestro e dottore, che annunziò la salvezza a tutte le genti».
La loro festa comune, che ha il massimo grado conosciuto dalla liturgia, quello di solennità, ha origini antichissime e precede persino quella del Natale. La celebrazione al 29 giugno è attestata già dalla prima metà del IV secolo, epoca in cui a Roma si celebravano tre messe in onore dei due santi: una presso la basilica di San Pietro in Vaticano, luogo del martirio del Principe degli Apostoli, crocifisso a testa in giù; la seconda a San Paolo fuori le Mura, lungo la via Ostiense, dove venne sepolto l’Apostolo delle Genti dopo la decapitazione; la terza alle catacombe di San Sebastiano, dove le salme di Pietro e Paolo erano state provvisoriamente trasferite nel 258 per metterle al sicuro dalle persecuzioni di Valeriano, che proprio in quell’anno aveva emanato il suo secondo editto contro i cristiani. Solo durante il pontificato di papa Silvestro (314-335), le reliquie di Pietro e Paolo vennero riportate ai loro sepolcri originari, sui quali furono costruite le due celebri basiliche a loro intitolate.
San Pietro, che per primo confessò la fede nel Cristo. - Simone era un pescatore originario di Betsaida, che in seguito si era stabilito a Cafarnao, sulle rive del lago di Tiberiade. Fu il fratello Andrea ad introdurlo alla conoscenza di Gesù. Simone ricevette il suo nuovo nome in seguito al primo indimenticabile incontro con il Maestro, che fissando lo sguardo su di lui gli disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuole dire Pietro)» (Giovanni 1,42), ossia roccia, in aramaico. Simon Pietro fu il primo tra gli apostoli a confessare che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E da Cristo venne posto a fondamento della Chiesa come suo capo visibile, investito dell’autorità di legare e sciogliere, trasmessa per volontà divina ai suoi successori, tutti chiamati - come Pietro - a confermare i fratelli nella fede. Scelto per essere il primo dei «pescatori di uomini», Pietro, con tutte le sue fragilità umane ma anche con i suoi straordinari slanci d’amore per Gesù, maturò il suo totale rinnovamento in Cristo parallelamente al disvelarsi dei misteri celesti. Passò così dal pensare secondo gli uomini al pensare secondo Dio. Se prima della crocifissione sul Calvario, Pietro per paura aveva rinnegato tre volte l’amato Maestro, dopo la Risurrezione riparò con una triplice offerta d’amore alle domande di Gesù che gli affidò solennemente la sua missione («Pasci le mie pecorelle»; Giovanni 21, 15-19) e dopo la Pentecoste, ricevuto lo Spirito Santo, era ormai pronto a offrire tutto sé stesso all’annuncio del Vangelo, sopportando le persecuzioni. Come noteranno, primi tra tutti, i membri del Sinedrio che lo arrestarono e gli intimarono di non parlare più di Cristo, ai quali rispose: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (Atti 5, 29). Arrivato a Roma dopo aver fondato la comunità di Antiochia, Pietro diventa l’apostolo di tutti. Allora egli compie così pienamente la sua missione di «pietra angolare», riunendo in un solo «edificio» i Giudei ed i pagani e suggella questa missione con il sangue del martirio, per amore del Signore risorto.
San Paolo, il maestro e dottore che annunziò la salvezza a tutte le genti. - Paolo era un fariseo originario di Tarso, un'importante città dell’Asia Minore, apparteneva alla tribù di Beniamino e si era formato a Gerusalemme alla scuola del rabbino Gamaliele. Fu grazie a San Barnaba che l’antico persecutore, dopo aver annunciato Gesù risorto a Damasco, venne presentato ai Dodici. Da loro, e specialmente da Pietro, si fece confermare nel Vangelo da lui predicato, di cui diceva: «Io non l’ho ricevuto né imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo» (Galati 1, 12). Il suo accoglimento della grazia di Dio l’ha trasformato nel più grande missionario di tutti i tempi, capace di annunciare il Regno a tutti i popoli e convertire a Cristo una quantità innumerevole di persone. Lo ha fatto viaggiando instancabilmente da una città all’altra dell’Impero, tra mille pericoli e patimenti, prigionie, percosse, naufragi, frequenti veglie e digiuni. Ben lieto di farlo perché, come scrisse ai Galati, «sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me…» (Galati 2, 20). Paolo infatti, dopo la conversione, si spinse a visitare, in quattro o cinque viaggi missionari, l'intero bacino del Mediterraneo. Fece il primo viaggio in compagnia di Barnaba: partirono da Antiochia, si fermarono nell’isola di Cipro e poi percorsero l’Asia Minore, l’attuale Turchia. Dopo il convegno degli Apostoli a Gerusalemme, Paolo intraprese un secondo viaggio, in cui attraversò di nuovo l’Asia Minore, evangelizzando la Frigia e la Galazia. Passò poi in Europa assieme a San Luca, il suo discepolo e biografo, fondando la comunità di Filippi. Dopo un periodo di prigionia evangelizzò la Grecia: ad Atene il suo annuncio si incagliò davanti ai sofismi dei filosofi; a Corinto fondò la comunità che gli diede più fastidi, prima di rientrare ad Antiochia. Un terzo viaggio lo riportò alle Chiese fondate nell'attuale Turchia, specialmente a Efeso, poi di nuovo in Grecia e a Corinto. Di passaggio a Mileto, annunciò agli anziani le sue prove imminenti. Infatti, poco dopo il suo ritorno a Gerusalemme, venne arrestato dagli Ebrei e imprigionato. Essendo cittadino romano, Paolo si appellò a Roma. Intraprese così un quarto viaggio, verso Roma, ma non più in stato di libertà. Raggiunse Roma verso l’anno 60 o 61; fu trattenuto in prigione fin verso il 63; intanto, approfittando di alcune facilitazioni, entrò in frequente contatto con i cristiani dell'Urbe e scrisse le «lettere della prigionia». Liberato dalla prigionia nel 63, compì, probabilmente, un ultimo viaggio in Spagna o verso le comunità dirette da Timoteo e da Tito, ai quali scrive delle lettere che lasciano intravedere la sua prossima fine. Arrestato e di nuovo imprigionato, Paolo subì il martirio intorno all’anno 67, coronando una vita spesa nell'annuncio del Vangelo.