Canto, musica e liturgia: qualche domanda alle direttrici dei nostri Cori parrocchiali
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Canto, musica e liturgia: qualche domanda alle direttrici dei nostri due Cori parrocchiali
Quest'oggi, lunedì 22 novembre, è senza dubbio un giorno di grande festa per tutti i musicisti, i poeti e i cantori, perché la Chiesa ricorda nella liturgia la figura di Santa Cecilia, la nobile vergine romana che patì il martirio sotto Alessandro Severo, considerata ormai da molti secoli la principale patrona della musica e del bel canto. Per celebrare come si conviene questo giorno così speciale, abbiamo pensato di rivolgere qualche domanda alla maestra Paola Valla e a Silvia Riboni, le direttrici dei due gruppi corali attivi presso la nostra Parrocchia, che si alternano ogni domenica nell'accompagnare coi loro canti la liturgia nella casa del Signore e non solo.
Un modo innovativo per conoscere meglio le loro esperienze, le loro idee sulla musica e sulla liturgia, il repertorio dei rispettivi Cori, ma anche per rispolverare un po' di storia e ricordare qualche piccola curiosità circa le origini dei due cori, il Coro "La Torre" e il Coro "Perfetta Letizia", che con stili e carismi diversi svolgono un servizio costante, importante e prezioso, vivamente apprezzato dai parrocchiani di Pontenure e non soltanto. Ringraziando di vivo cuore le due gentilissime direttrici per la loro collaborazione, non possiamo che augurare loro e a tutti i loro cantori, giovani e meno giovani, mille di queste cantate! Buona lettura, per chi vorrà!
1. Qual è il nome del tuo Coro, chi ne è stato il promotore e quali obbiettivi si pone? I vari parroci hanno sostenuto la vostra attività?
Paola: Il nome del mio coro è “La Torre”. Si chiama così perché è nato tanto tempo fa all’ombra della nostra Torre campanaria. L’obbiettivo per cui si è formato è quello di accompagnare la liturgia domenicale e le feste liturgiche più importanti. Il suo promotore è stato don Giuseppe Frazzani. Le attività di questo coro sono state seguite con interesse un po’ da tutti i parroci, con una piccola eccezione, perché forse non era visto di buon occhio che noi cantassimo anche canti extra-liturgici, al di fuori della liturgia. Diciamo però che sostanzialmente tutti hanno apprezzato il nostro servizio e credo lo apprezzi anche il nostro attuale parroco don Mauro, che ci chiama “Coro Milleanni”.
Silvia: Il coro si chiama “Perfetta Letizia”. È nato per animare la liturgia domenicale in particolare la messa in cui era prevista la partecipazione dei bambini e dei ragazzi. Io facevo parte di questo coro “dei giovani”, che prenderà il nome attuale molto anni dopo, allora diretto da Barbara Beltrani, la quale poi si trasferì a Piacenza intorno al 2000. Grazie alla buona volontà di diverse persone, il coro ha sempre cercato di “sopravvivere” per non venir meno allo scopo per cui era nato e oggi conta 25 persone! Ogni sacerdote che in questi ultimi anni si è susseguito nella nostra Parrocchia ci ha voluto lasciare un consiglio, una riflessione, un suggerimento, che messi insieme ci hanno arricchito e hanno contribuito a creare una vera identità di cantori e di fedeli. Anche Don Mauro segue le nostre iniziative e apprezza le proposte di nuovi canti e ne propone pure!
2. A quale stile musicale si ispira il tuo gruppo corale? Quale repertorio eseguite più di frequente, in chiesa e non solo? Il tuo canto preferito?
Paola: Il nostro è un canto semplice; se riusciamo a farlo a più voci, quando le sezioni sono al completo, è anche meglio, perché l’armonia delle quattro voci risulta comunque più piacevole all’ascolto. Per quanto riguarda l’ambito extra-liturgico, io sono un’amante della lirica e quindi ho insegnato ai miei coristi tantissimi canti di opere liriche e brani operistici veramente belli e notevoli. Il mio canto liturgico preferito… non esiste! Diciamo che, così come per la musica, essendo io musicista, vado a periodi. Ci sono periodi, per esempio, in cui continuerei a ripetere i canti mariani. Ce ne sono però tanti altri che, a seconda dei periodi della mia vita, mi piacciono. Mi capita d’intonare, anche fuori, canti “di chiesa”, perché magari li ho insegnati la sera prima e ripetuti così tante volte, che mi restano “nell’orecchio” anche il giorno dopo.
Silvia: Non saprei ben definire lo stile musicale di questo gruppo, cerchiamo di mantenere un repertorio sempre attuale. Il nostro libretto, composto da circa 150 pezzi, è un insieme vario di canti tradizionali, di autori e compositori del nostro tempo e polifonici. Il mio canto liturgico preferito è quello che dà il nome al coro stesso: Perfetta Letizia. Fin da piccola sono stata avvicinata all’umile figura di San Francesco grazie all’appartenenza agli Scout. San Francesco, infatti, è il protettore dei lupetti e delle lupette e io gli sono particolarmente devota. Calpestare la terra in cui il poverello di Assisi non solo ha vissuto, ma ha dato inizio ad una chiesa rinnovata, mi aiuta a ritrovare pace e serenità tanto che periodicamente cerco di ritagliarmi il tempo per raggiungerla. Per ritornare al canto, questo è stato scritto per il musical teatrale Forza venite gente. Il testo è preso dai “Fioretti” ed esprime come San Francesco interpreta la perfetta letizia ovvero accettare, con pazienza ed allegria, ciò che ci riserva il disegno di Dio, pensando alle pene che ha subito suo Figlio per amore nostro. Più semplicemente: gioire anche quando le cose non vanno come vogliamo. L’armonia, il ritmo e la melodia fanno tutto il resto! Se mi ritrovo a canticchiarlo? Certo, la mia famiglia lo sa bene.
3. Quanto è importante che il canto liturgico rispetti le tematiche toccate dalle Letture e coinvolga l’assemblea? Nel tuo coro vi sono accompagnatori musicali?
Paola: Il canto liturgico è importantissimo: come la musica, accompagna la liturgia e ne fa assolutamente parte, ne amplifica i messaggi; prima di pensare a un canto si considera quello di cui narra la liturgia del giorno. La scelta del giusto repertorio coinvolge l’assemblea. Non necessariamente l’assemblea deve comunque conoscere o cantare i canti che esegue il coro. Sono convinta infatti che si educhi anche attraverso l’ascolto. Se poi il canto è più popolare e la gente riesce anche a cantarlo con noi va bene, ma una cosa non esclude l’altra. So anche che era stato attivato un progetto per avvicinare al canto bambini e ragazzi, chi desidera farlo deve però saper fare il suo mestiere, perché non ci si improvvisa maestri del coro. Detto ciò, ritengo che far cantare i bambini sia cosa buona, molto buona, ma altrettanto difficile. Se si dovesse, magari con Silvia, parlare di questo e decidere qualcosa, io sono assolutamente disponibile. A proposito invece dell’accompagnamento musicale, devo dire che nel corso degli anni si sono succeduti all’organo diversi maestri organisti. Attualmente abbiamo la prof.ssa Elena Gobbi che, quando siamo proprio alle strette, ci viene in soccorso. Altrimenti io stessa svolgo entrambe le funzioni, accompagno il coro e lo dirigo.
Silvia: Nella liturgia la musica è al servizio del testo, e non viceversa; ricordando ciò, ci orientiamo generalmente verso canti tratti dai testi biblici che vengono scelti ogni settimana in base alla liturgia e al tempo liturgico, con l’intento di sostenere i messaggi delle Letture e del Vangelo. Il gruppo dispone anche di diversi chitarristi e di alcuni accompagnatori musicali (cembali e un cajón). Il chitarrista che non manca mai è Giampaolo Bovolenta, per gli amici, “il Bovo”, ma anche altri si alternano. Al cembalo abbiamo la piccola Beatrice, al cajón il nostro Edoardo, e da qualche tempo disponiamo di due batteristi: Angelo ed Edoardo. La chitarra costituisce l’accompagnamento principale; gli altri strumenti a percussione sostengono una ritmica festosa e allegra che aiuta a rendere piacevoli i canti. Coinvolgere l’assemblea non è semplice, ma è doveroso, bisogna sempre tener conto della composizione dell'assemblea: se è formata da bambini, adulti, anziani... La messa durante la quale prestiamo servizio è in genere partecipata dai bambini, per questo cerchiamo di scegliere canti che loro possono conoscere. Il bellissimo progetto parrocchiale seguito da Giorgia Bonaldo, nato per insegnare alle classi di catechismo canti liturgici adatti ai ragazzi, permetteva loro di sentirsi maggiormente coinvolti dalla liturgia. La pandemia purtroppo, ha interrotto questa iniziativa che speriamo di riprendere presto.
4. Esiste un canto che per lungo tempo hai provato ad insegnare ai tuoi coristi ma che loro devono ancora, come dire, “imparare a dovere”? Avete mai pensato di incidere un disco coi vostri brani migliori?
Paola: A dirla tutta, ce ne sono diversi. Certo è che io sono una maestra abbastanza testarda: se ritengo che il mio Coro sia in grado di eseguire un pezzo posso provarlo anche per dei mesi! L’ultimo che mi viene in mente è un brevissimo canone, Da Pacem Domine, che ha gettato nello sconforto tutti! Mi hanno fatto penare… e io ho fatto penare loro, ma ce l’abbiamo fatta!! Sarebbe fantastico incidere se non un Cd anche solo un paio di canti che sono un po’ il nostro cavallo di battaglia, potrebbe essere una cosa carina, sarebbe una piccola soddisfazione per i “ragazzi” e le “ragazze” che cantano nel Coro!
Silvia: Diversi! I canti che conosciamo sono davvero tanti e quando le voci sono più di due la difficoltà è ricordarsele nel tempo. Incidere un CD? Non vedo l’ora!
5. Non sarebbe preferibile cantare invece di recitare soltanto alcune delle sequenze che la liturgia propone in occasione delle solennità maggior? Si potrebbe recuperare qualche canto tradizionale, magari anche in latino? E cosa pensi dei canti del Rinnovamento nello Spirito?
Paola: Diciamo che le sequenze delle solennità maggiori è meglio recitarle! Non hanno delle melodie, si tratta di melodie sostanzialmente gregoriane, a una voce sola, quindi non sono di difficile esecuzione, ma forse la recita è preferibile. Credo che la Chiesa debba svecchiarsi, questo non vuol dire che la cultura del latino debba essere abbandonata; il latino è una lingua nobile e, per alcuni canti, ci viene bene, per esempio l’Ave Maria, come pure il Panis Angelicus. Di contro, il canto in italiano forse è più immediato come significato e quindi si potrebbe ripristinare il latino, ma solo nelle occasioni più indicate. In merito poi ai canti del Rinnovamento nello Spirito, devo dire che sono profondi, poetici e ricchi di significato. Io aggiungerei però un’altra qualità che mi sembra importante: sono allegri, gioiosi!
Silvia: Dobbiamo iniziare a provare ora per cantare l’Exultet, buona idea. Lo proporrò ai miei cantori, però il latino non l’ho mai preso in considerazione. Per quanto riguarda i canti del Rinnovamento nello Spirito invece, fanno parte del nostro repertorio da diversi anni. Sono profondi, con frasi ripetitive che aiutano il raccoglimento e l’adorazione. Musicalmente sono coinvolgenti e suggestivi: sono vere e proprie preghiere!
6. La Parrocchia di Pontenure è tra le pochissime a disporre di due diversi gruppi corali. Quali sono le occasioni di collaborazione musicale e/o di incontro conviviale?
Paola: A volte chiediamo aiuto al Coro “Perfetta Letizia” perché ci dia una mano: quando per esempio siamo chiamati a cantare in celebrazioni al di fuori della nostra Parrocchia e non solo, qualche volenteroso risponde sempre all’appello. E per questo io ringrazio molto la maestra che è disponibile e i vari coristi. A dire il vero, momenti di convivialità ultimamente ce ne sono stati pochi, anche a causa della situazione pandemica; se dovessero esserci in futuro mi va benissimo, io sono sostanzialmente una festaiola e se volessimo fare qualche cosa in collaborazione, organizzare un concerto, piuttosto che una messa particolare o qualunque altra cosa, io sarei disponibilissima a “mischiare” le nostre voci e a fare un coro unico per un grande evento.
Silvia: Le occasioni, in tempo no Covid, ci sono state e mi auguro ce ne siano ancora. Durante alcune celebrazioni abbiamo animato in modo alternato la liturgia (occasioni tipo saluto dei parroci, entrata ecc.), alcuni di noi hanno anche colto l’invito a partecipare alle prove del coro “La Torre” per poi cantare in diverse circostanze.
7. Come mai molte persone sembrano nutrire un grande timore ad avvicinarsi al canto liturgico? Avete mai pensato ad iniziative al riguardo? Fate un invito attraverso questa intervista ai più recalcitranti!
Paola: L’invito posso anche rifarlo, sarebbe il millesimo… la gente non ha timore, la gente spesso non ha voglia di impegnarsi. Cantare in un coro parrocchiale, così come in qualunque altra formazione corale, richiede impegno, umiltà, sforzo, dedizione, passione, costanza, e potrei andare avanti quasi all’infinito! È questo quello che manca, non è la paura di avvicinarsi al canto. Poi se uno si lascia coinvolgere dall’ingranaggio aderisce volentieri, perché vedo i miei coristi: nonostante l’età, gli acciacchi, i tanti problemi della vita quotidiana, quando è ora di andare a cantare non mancano mai! Facciamo un ulteriore appello, magari insieme, durante le messe domenicali e non solo, anche attraverso il sito della Parrocchia: pensiamoci!
Silvia: Per il nostro coro non serve avere competenze musicali, ma solo buona volontà, passione per il canto, un po’ di fiato e voglia di trasformare il canto in preghiera al Signore. Siamo tutti non professionisti che hanno scoperto il piacere del “cantare insieme” con l’intento di regalare alla Parrocchia un servizio, direi lodevole e spontaneo. Se infatti, la celebrazione viene animata con musiche e canti appropriati, tutta l’assemblea ne beneficia. Sono pochissime le persone che non possono cantare in un coro; a qualsiasi età si può cominciare e l’intonazione si migliora solo provando! Quindi, perché non provare a partecipare al nostro coro parrocchiale? Troverete un gruppo allegro e dinamico, fatto di sorrisi, determinazione e voglia (perché no?) di divertirsi! Coraggio, l’impegno da dedicare alle prove è soltanto di un’ora e mezza (circa) ogni martedì dalle 21.00 alle 22.30. Vi aspettiamo!
a cura di Luca T.