«Che i giovani sappiano di essere amati»: Don Bosco, il suo segreto e la sua missione
di Redazione Sito ·
«Che i giovani sappiano di essere amati»: Don Bosco, il suo segreto e la sua missione
Dire Don Bosco è quasi come dire "Oratorio", luogo di giochi e di sogni per tanti giovani, è rifarsi ad una realtà, continuata poi nel tempo, ma ahimè ormai dispersa, dalle molteplici espressioni di apostolato, di formazione e rieducazione, ma anche di scuole e laboratori professionali.
All’origine del tutto c’è questo Santo astigiano, venuto al mondo il 16 agosto 1815 da una famiglia contadina ai Becchi, una frazione di Castelnuovo d’Asti. Con non poca sofferenza e tanti sacrifici, aiutato provvidenzialmente da amici e sacerdoti che gli riconobbero una intelligenza non comune sorretta da una fede cristallina, riuscì a studiare e a diventare sacerdote, pagandosi la scuola facendo ogni sorta di mestiere: sarto, barista, falegname, calzolaio, apprendista fabbro.
Nonostante Don Bosco provasse stima e rispetto per ogni persona, i più amati da lui furono soprattutto i giovani, che egli mise fin da subito al centro della propria missione e ai quali possiamo dire dedicò tutta la vita. Dotato di una incredibile energia e di una infinita fiducia nella Provvidenza divina, riuscì in ogni occasione a superare traversie e difficoltà pur di trovare le sedi giuste per accogliere e riunire i ragazzi che lo seguivano e lo amavano come un padre, dalla tettoia Pinardi all’Oratorio.
Don Bosco aveva ben chiaro che l’educazione «è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi», e che i giovani non solo devono essere accolti, ma vanno seguiti e aiutati nella loro formazione, tolti dalla strada e dai suoi rischi, oggi potremmo dire anche dai rapporti virtuali, falsati e spesso dannosi.
La sua pedagogia, fondata sul sistema preventivo, fu elogiata da Papa Giovanni Paolo II che non a caso lo definì "Padre e Maestro della Gioventù". Don Bosco la mise in atto con visione profetica, abilità di genio ed efficacia di santo: essa, infatti, mira a «prevenire» i mali e a «preservare» la gioventù con l’intelligente comprensione, l’adattamento alle sue esigenze, utilizzando con sapienza ragionevolezza, confidenza, carità, allegria, tutte espressioni della «presenza» costante dell’educatore.
«Che i giovani sappiano di essere amati», questo il suo segreto. La sua opera continua ancora oggi attraverso la famiglia molto allargata dei Salesiani, impegnati in asili, scuole, ospedali e missioni in tutto il mondo. Anticipatore in parecchi campi della vita ecclesiale, Don Bosco, tanto bonario e semplice, ma di ingegno acuto e di forte capacità di azione, è stato un apostolo e un precursore dei tempi nuovi.
Ormai vecchio, poteva ben dire di sé: «Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani». Tra i più bei frutti della sua pedagogia, troviamo San Domenico Savio, che a soli quindici anni aveva capito l’essenza della sua lezione: «Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri». Questa è la sua eredità più grande.
Livia