Mercoledì 22 febbraio: un invito alla penitenza e alla conversione nel giorno delle Ceneri
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Mercoledì 22 febbraio: un invito alla penitenza e alla conversione nel giorno delle Ceneri
"Convertitevi e credete al Vangelo", è questo versetto - tratto dal Vangelo di Marco - che abbiamo udito risuonare come un invito accorato dalla voce del nostro parroco don Mauro Tramelli durante le numerose sante messe che si sono svolte nella giornata di ieri, mercoledì 22 febbraio. Anche se la chiesa si presentava spoglia non era un giorno qualunque, ma il giorno delle Sacre Ceneri, il giorno in cui per la Chiesa ha inizio il tempo della Quaresima.
Questo provvidenziale periodo di quaranta giorni che precede la Pasqua rappresenta, assieme all’Avvento, uno dei tempi forti dell’anno liturgico. Questi quaranta giorni ci rimandano subito ai quaranta giorni del Diluvio universale, ai quarant'anni in cui il popolo d’Israele peregrinò nel deserto in attesa di raggiungere la Terra promessa, ai quaranta giorni vissuti da Mosè sul Sinai, ai quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto prima di iniziare il suo ministero pubblico e con esso il suo cammino verso Gerusalemme, verso la Passione e la Pasqua.
La Quaresima, infatti, è prima di tutto un tempo di conversione e rinnovamento, per scrutare con verità e profondità nell’intimo del nostro animo e aggredire le molte contraddizioni e oscurità che minacciano la nostra vita di fede. Ma la Quaresima, col suo richiamo alla penitenza, è anche uno straordinario tempo di grazia per recuperare un’intimità e una relazione sincera col Signore, un rapporto più profondo e genuino col prossimo.
"Convertitevi e credete al Vangelo", è una chiamata impegnativa, che interpella il segreto del cuore di ognuno, è un appello che ci viene rivolto direttamente dal buon Dio: attraverso il digiuno, la penitenza, la preghiera e la carità Egli ci spinge a vincere le nostre passioni, ma eleva anche il nostro spirito e ci infonde la forza e il sostegno nel nostro cammino di conversione, che deve consistere in un autentico ritorno a Dio, unica fonte del vero, del bello e del bene.
Il rito dell’imposizione delle Ceneri, ottenute come vuole una tradizione secolare dai rami di olivo benedetti nella domenica delle Palme dell’anno precedente, è un gesto antico, che ci mette in comunione con le generazioni che hanno testimoniato la fede prima di noi e ce l’hanno trasmessa. Questa cenere, con cui don Mauro ha cosparso il nostro capo, ricorre spesso nelle Sacre Scritture e assume un duplice significato. Innanzitutto, ci fa subito tornare alla mente la fragilità della nostra condizione umana di fronte al Signore, come ci ricorda Abramo, nostro padre nella fede, quando parla a Dio nella Genesi: "Riprese Abramo e disse: «Ecco che ricomincio a parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere»" (Genesi 18,27).
La cenere, però, è anche un segno concreto di pentimento, di chi si è sinceramente pentito e con cuore contrito e rinnovato riprende il proprio cammino verso il Signore, proprio come si legge nel Libro di Giona, in cui il re di Ninive, dopo aver ricevuto la notizia della conversione del suo popolo, si siede sulla cenere, e in quello di Giuditta, in cui gli abitanti di Gerusalemme che invocano Dio perché intervenga a liberarli dall'oppressione di Nabucodònosor, si vestono di sacco e si cospargono il capo proprio con la cenere.
Convertiamoci anche noi dunque e crediamo al Vangelo, approfittiamo pienamente cioè di questo tempo di grazia per giungere, rinnovati nella vita e nel cuore, a celebrare con fede rinnovata il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto nella notte di Pasqua.
Luca T.