Un’enciclica senza tempo: a 60 anni dalla Pacem in terris
di Redazione Sito ·
Un'enciclica senza tempo: a 60 anni dalla Pacem in terris
La pace è fondata sulla libertà, sulla verità, sulla giustizia e sull'amore - san Giovanni XXIII, papa
Quest'oggi, martedì 11 aprile, ricorre il sessantesimo anniversario della pubblicazione dell'enciclica Pacem in terris di papa San Giovanni XXIII. In quell'epoca il Santo Padre era già provato dalla malattia che di lì a due mesi lo avrebbe condotto nelle mani misericordiose del Padre.
I contenuti dell'enciclica furono rivoluzionari e di grande impatto per il mondo di allora, profondamente diviso e segnato dai due blocchi contrapposti ideologicamente e costantemente sull'orlo della guerra nucleare, ma nondimeno essi rimangono di grande attualità nel mondo odierno, che nonostante tutto, non riesce a uscire dalle logiche di divisione, di sopraffazione e di violenza.
Il Santo Pontefice ebbe l'intuizione, profondamente innovativa, di rivolgersi a tutti gli uomini di buona volontà, credenti e non credenti, perché la Chiesa, nella sua opera di evangelizzazione, deve essere protagonista nel superare la contrapposizione dei blocchi, dei muri, dei confini e tutti i componenti delle associazioni, delle comunità, i governanti, i responsabili della cosa pubblica sono chiamati alla ricerca del dialogo, del negoziato, al bando delle armi, alla costruzione del bene comune e dei valori più alti, che elevano l'uomo.
Anche nella situazione attuale, il messaggio di San Giovanni XXIII non ha perso un grammo della sua importanza e risuona ancora di grande e stretta attualità, laddove il mondo sta conoscendo la terza guerra mondiale a pezzi, come afferma con vigore e coraggio il Suo successore, papa Francesco.
Oggi che i miti e gli operatori di pace sembravano non trovare cittadinanza non trovano sulla scena mondiale, dove la fanno da padrone la prevaricazione, la violenza, l'impiego di ingenti risorse per il commercio e la costruzione delle armi, il messaggio e la proposta che la Pacem in terris ebbe a proclamare settanta anni fa interroga tutti noi e, soprattutto, chi tiene in mano i destini del pianeta e coloro che sono chiamati a gestire il bene comune. Per intercessione dell'umile Vescovo di Roma che proclamò con coraggio e forza il messaggio di pace e speranza, Il Signore ci guidi, ci ispiri e trasformi tutti in costruttori della vera Pace.
Gli esseri umani, essendo persone, sono sociali per natura.
Sono nati quindi per convivere e operare gli uni a bene degli altri.
Ciò richiede che la convivenza umana sia ordinata, e quindi che i vicendevoli diritti e doveri siano riconosciuti ed attuati; ma richiede pure che ognuno porti generosamente il suo contributo alla creazione di ambienti umani, in cui diritti e doveri siano sostanziati da contenuti sempre più ricchi.
Non basta, ad esempio, riconoscere e rispettare in ogni essere umano il diritto ai mezzi di sussistenza: occorre pure che ci si adoperi, secondo le proprie forze, perché ogni essere umano disponga di mezzi di sussistenza in misura sufficiente.
La convivenza fra gli esseri umani, oltre che ordinata, è necessario che sia per essi feconda di bene. Ciò postula che essi riconoscano e rispettino i loro vicendevoli diritti ed adempiano i rispettivi doveri, ma postula pure che collaborino tra loro nelle mille forme e gradi che l'incivilimento acconsente, suggerisce, reclama.
La dignità di persona, propria di ogni essere umano, esige che esso operi consapevolmente e liberamente.
Per cui nei rapporti della convivenza, i diritti vanno esercitati, i doveri vanno compiuti, le mille forme di collaborazione vanno attuate specialmente in virtù di decisioni personali; prese cioè per convinzione, di propria iniziativa, in attitudine di responsabilità, e non in forza di coercizioni o pressioni provenienti soprattutto dall'esterno.
Una convivenza fondata soltanto su rapporti di forza non è umana. In essa infatti è inevitabile che le persone siano coartate o compresse, invece di essere facilitate e stimolate a sviluppare e perfezionare se stesse.
La convivenza fra gli esseri umani è quindi ordinata, feconda e rispondente alla loro dignità di persone, quando si fonda sulla verità, conformemente al richiamo dell'apostolo Paolo: "Via dunque da voi la menzogna e parli ciascuno col suo prossimo secondo verità, poiché siamo membri gli uni degli altri" (Ef 4,25).
Ciò domanda che siano sinceramente riconosciuti i reciproci diritti e vicendevoli doveri. Ed è inoltre una convivenza che si attua secondo giustizia o nell'effettivo rispetto di quei diritti e nel leale adempimento dei rispettivi doveri; che è vivificata e integrata dall'amore, atteggiamento d'animo che fa sentire come propri i bisogni e le esigenze altrui, rende partecipi gli altri dei propri beni e mira a rendere sempre più vivida la comunione nel mondo dei valori spirituali; ed è attuata nella libertà, nel modo cioè che si addice alla dignità di esseri portati dalla loro stessa natura razionale ad assumere la responsabilità del proprio operare. San Giovanni XXIII, papa - Lettera enciclica Pacem in terris, n. 16-18
a cura di Luciano C.