Addio a mons. Bettazzi, uomo di dialogo e profeta di pace: ultimo padre italiano del Concilio
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Addio a mons. Bettazzi, uomo di dialogo e profeta di pace: ultimo padre italiano del Concilio
Nella mattinata di domenica 16 luglio ha fatto ritorno alla casa del Padre il Vescovo emerito di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi. Aveva 99 anni ed era, ormai, l'ultimo vescovo italiano ancora in vita ad aver partecipato al Concilio Vaticano II, quale collaboratore del cardinale Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna.
Originario di Treviso, dove era nato il 23 novembre 1923, in gioventù si era trasferito a Bologna (città natale della madre): lì fu ordinato sacerdote nel 1946. Nel 1963 venne nominato Vescovo titolare di Tagaste e ausiliare di Bologna, dove era Arcivescovo il cardinale Lercaro. In quegli anni partecipò a tre sessioni del Concilio e al termine fu ordinato Vescovo di Ivrea. Guidò la diocesi piemontese fino al 1999.
Di carattere garbato e disponibile, fece dell'apertura al dialogo, illuminato dalla fede, per certi aspetti, radicale, una caratteristica che lo accompagnò sempre nel suo ministero aprendosi a tutte le componenti, credenti e non credenti, con il rispetto per tutti gli uomini e la loro dignità. Ebbe in particolare una grande sensibilità per il tema della pace, della non violenza tanto da ricoprire l'incarico di presidente di Pax Christi, in un momento storico gravido di tensioni e divisioni profonde.
A tal riguardo rifulgono nel suo apostolato, la marcia per la pace a Sarajevo nel 1992 insieme a don Tonino Bello, la battaglia per il lancio della obiezione fiscale delle spese militari in un momento nel quale l obiezione al servizio militare era ancora reato. Inoltre va ricordato il suo impegno nel sociale, schierandosi al fianco dei lavoratori dell’Olivetti, della Lancia e del cotonificio Vallesusa, l'attenzione dimostrata a più riprese per i giovani, intraprendendo la scuola di laicità, come amava definirla, accanto agli studenti della Fuci.
Ma creò non poco scalpore, per quei tempi, la lettera che scrisse e inviò al segretario del PCI di allora, Enrico Berlinguer, nella quale si auspicava un dialogo e un cammino comune tra la componenti cattolica e marxista sui grandi temi della promozione umana per la pace e la dignità di ogni uomo.
Oggi ci lascia un grande uomo di fede , operatore di pace, dedito alla mitezza, al dialogo, all apertura verso tutti gli uomini perché in ognuno riconosceva l' immagine del Padre. "Sono grato al Signore per questo intrepido testimone del Concilio", lo ha ricordato papa Francesco in un telegramma. Era "uomo di dialogo e punto di riferimento per numerosi esponenti della vita pubblica e politica italiana” aggiunge Francesco, “grato al Signore per questo intrepido testimone del Concilio". Un "grande appassionato del Vangelo che si è distinto per la vicinanza ai poveri diventando segno profetico di giustizia e di pace in tempi particolari della storia della Chiesa".
Luciano Casolini