Il bello del raccontarsi di don Gianni Vincini, un consiglio librario sul finire dell’estate
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Il bello del raccontarsi di don Gianni Vincini, un consiglio librario sul finire dell'estate
Se qualcuno ci chiedesse un consiglio su quale libro leggere in quest’ultimo rovente scorcio d’estate, prima che l’arrivo dell’autunno ci riporti al frenetico iperattivismo quotidiano, non potremmo fare a meno di consigliargli Il bello di raccontarsi – La mia autobiografia per aneddoti e ricordi di don Gianni Vincini, indimenticato parroco del nostro paese per quasi tre lustri.
In questo agile e simpatico volume di poco più di cento pagine, edito dalle Edizioni Il Duomo, don Gianni ci racconta come se fossimo a tavola con lui fatti e fatterelli, preti e pontefici, ricordi lieti e tristi, che hanno contraddistinto un ministero sacerdotale lungo sei decenni, un ministero vissuto intensamente e pienamente nella fedeltà a Cristo, nell’obbedienza alla Chiesa, nel servizio al prossimo.
Non è il classico libro di memorie quello uscito dalla brillante e ispirata penna di don Vincini, ma piuttosto un riuscito collage di aneddoti e curiosità, di grandi passioni (come quella per la montagna e le sue bellezze, lo sanno bene i ragazzi di quei tempi ormai cinquantenni) e di una fede vivace ma profonda, di una vocazione nata negli anni difficili del dopoguerra e temprata dal rinnovamento del Concilio.
"Ma almeno c’è qualche cenno a Pontenure?" Questa l’ingenua domanda che il recensore ha posto alle previdenti mani di chi gli consegnava il libro. "Eccome, vedrai… lo leggerai tu stesso! Don Gianni Pontenure non l'ha mai dimenticata…", la sorniona risposta. Ebbene, dopo aver letto anzi divorato il volumetto in poche ore, possiamo confermare che è tutto vero, chi ci ha messo in mano questo bel libriccino, ricco pure di tante belle foto, non aveva esagerato: l’esperienza di don Gianni a Pontenure, protrattasi dal 1977 al 1991, occupa davvero un buon numero di pagine… sono davvero tanti e a volte spassosi gli episodi che ci consegna il Nostro, alcuni dei quali meritano certamente di essere tramandati ai posteri.
E così riappaiono come per magia volti, luoghi ed esperienze che anche a chi non ha potuto viverli di persona per ragioni di età paiono familiari come cose domestiche, l’arciprete Losini, i primi Grest, il palio dei rioni, Primolo, la vita dell’Oratorio e le tante opere materiali che don Gianni, insieme ovviamente a don Paolo Buscarini, ci ha lasciato in eredità, come il rifacimento del tetto della nostra chiesa a cui contribuirono col loro obolo tutti i parrocchiani e le imprese del territorio.
Lungi dallo stancare queste brevi storielle sembrano ciliegie: una tira l’altra, ne vorresti sempre di nuove! Ma nel libro ovviamente c’è anche altro, molto altro, e non solo episodi divertenti: il lungo ministero come parroco a Fiorenzuola (1991-2016), i ricordi dell’infanzia e dei familiari scomparsi, la presentazione di tante belle figure di sacerdoti, gli sport e le passioni di una vita vissuta con pienezza, il rapporto con la carità e con i poveri, gli studi e il tanto bene compiuto, l’impostazione spirituale e culturale tra rinnovamento e tradizione, la vita familiare della Canonica, il racconto di grandi imprese e di altrettanti provvidenziali miracoli… ne emerge il ritratto di un sacerdote dinamico e intraprendente, attento ai giovani, capace di guardare al cielo, scrutandolo dalle vette dei monti, restando però con i piedi ben piantati per terra. D’altronde come don Gianni stesso ebbe a confidare una volta, "le montagne non sono che i marciapiedi del Cielo".
Cosa resta di questo libro? La speranza, non quella di essere ricordati o di vivere nella memoria dei posteri, ma quella di un buon testimone che ha seminato per il Regno, senza mai risparmiarsi dolori e fatiche ma tutto donando con la Parola e l’esempio, con la carità e la verità, facendo ben fruttare i propri talenti e curando con scrupolo la vigna del Signore. Dice infatti in chiusura don Gianni: "Alla fine c’è il fine che in Cristo non viene abbandonato alla morte, ma ripreso perché vinca la vita, una vita piena e totalmente realizzata, sarà la sorpresa di una ineffabile salvezza, di un immeritato compimento dell’attesa di pienezza d’amore, di verità, di bellezza, di felicità". Nessun uomo potrebbe chiedere davvero nulla di più (e di meglio).
Luca T.