Papi a Piacenza – Gregorio X, un piacentino sul trono di Pietro (1273 – 1275)
di Redazione Sito ·
Papi a Piacenza – gregorio X, un piacentino sul trono di Pietro (1273 – 1275)
Ripercorriamo in questa rubrica i vari incontri che i Piacentini hanno avuto con “il vicario del Dolce Cristo in Terra”, attraverso un’interessante serie di articoli del prof. Fausto Fiorentini, docente e giornalista, pubblicati a partire dal 4 marzo 1988 sul quotidiano Libertà. Gli articoli sono tratti dall’Archivio storico del quotidiano liberamente consultabile a questo indirizzo Teche digitali Passerini Landi.
Piacenza ha dato alla Chiesa un solo papa, ma si è trattato di un protagonista. Parliamo di Teodaldo o Tedaldo Visconti che col nome di Gregorio X ha regnato dal 1° settembre 1271 al 10 gennaio 1276. Un mandato breve, ma intenso.
Da oltre due anni i cardinali, riuniti a Viterbo cercavano invano di dare un successore a Clemente IV. Per accelerare i tempi la popolazione della città giunse a scoperchiare il palazzo in cui si teneva il conclave. Alla fine i porporati optarono per un compromesso: il piacentino Visconti, arcidiacono di Liegi e, al momento della nomina, in Terra Santa come legato papale alla crociata.
Nato probabilmente a Piacenza nel 1210 nei pressi della chiesa di San Cristoforo, compie gli studi giuridici e attorno al 1236 viene a contatto col cardinale Giacomo da Pecorara, diplomatico, figura eminente del tempo. Nel 1239 il Visconti segue il Pecorara in Francia con una delegazione diplomatica ed è in questa missione che ottiene la nomina ad arcidiacono di Liegi pur continuando a servire la diplomazia pontificia.
Nell’intenzione dei cardinali che a Viterbo gli danno il voto, Tedaldo deve essere un papa di transizione, invece, come spesso capita, il piacentino affronta con determinazione i grandi problemi del momento e se la sua azione non dà i frutti sperati è perché i suoi successori non hanno la capacità di proseguire sulla strada imboccata dal papato con Gregorio X.
Un primo obbiettivo fu la liberazione della Palestina e per questo rilanciò l’idea della Crociata. Seguono la riappacificazione delle città italiane dilaniate dalle lotte tra guelfi e ghibellini e l’unità dei cristiani spaccati tra Occidente ed Oriente. Tutte queste problematiche trovano il loro momento privilegiato nel secondo concilio di Lione che lo stesso Papa presiede dal maggio al luglio del 1274. Nelle varie sessioni si parlò anche dei problemi interni della Chiesa. Fu insomma un profondo e attento esame dei problemi del momento.
Purtroppo il grande nemico del Papa piacentino fu il tempo: il 10 gennaio del 1276, mentre stava dirigendosi a Roma di ritorno da Lione, ad Arezzo fu colto dalla morte. La sua salma ancora oggi riposa nella cattedrale di quella città.
I due viaggi di andata e ritorno in occasione del concilio furono caratterizzati da una frenetica attività diplomatica e pastorale. In molte città si prodigò per riportare la pace tra le fazioni in lotta e così fece anche con Piacenza.
Gregorio X col suo seguito giunge nella sua patria il 2 ottobre 1273, un lunedì verso le ore nove del mattino accolto con molto entusiasmo dalla popolazione. La sua permanenza nella città padana vuole avere anche un valore politico: le fazioni in lotta, Guelfi e Ghibellini, si stanno fronteggiando in un logorante e cruento braccio di forza. Coi primi sono schierati gli Scotti, coi secondi un personaggio rimasto famoso per le sue scorrerie, Ubertino Landi. Ed è proprio verso quest’ultimo personaggio che si rivolgono subito le attenzioni del pontefice per cercare una via alla pace.
Va anche considerato che Gregorio X ha pure bisogno dell’appoggio dei banchieri piacentini guelfi per finanziare la propria Crociata. Convocato in città il Landi, il papa pensa poi di rinviare l’incontro e, dopo aver visitato la basilica di Santa Maria di Campagna «e di molte indulgenze arricchitala», parte alla volta di Lodi il 6 ottobre, un venerdì.
Ritroviamo Gregorio X di nuovo tra i Piacentini nel novembre del 1275. Questa volta è di ritorno da Lione. Giunge in città il 22 e si ferma undici giorni. Il Poggiali nelle sue Memorie riferisce che Piacenza è politicamente più tranquilla rispetto alla visita papale precedente «così anche nel materiale abbellita e migliorata, massimamente per essersi in quest’anno aperta, e di marmi, ed altri fregi adorna a spese del clero la porta detta Corneliana nel nuovo muro della città verso mezzodì». Sarà questa l’ultima volta che Gregorio X vede la sua patria in quanto morirà poco dopo ad Arezzo, prima di raggiungere Roma.
Fausto Fiorentini – Libertà, Martedì 5 aprile 1988