Trent’anni fa il martirio del beato don Pino Puglisi, sacerdote innamorato di Cristo
di Redazione Sito ·
Trent'anni fa il martirio del beato don Pino Puglisi, sacerdote innamorato di Cristo
Si è celebrato ieri, venerdì 15 settembre, il trentennale dell'omicidio da parte di sicari mafiosi di don Giuseppe Puglisi, parroco di San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo. Ucciso, come il decreto di papa Benedetto XVI ha ribadito, in odium fidei per la sua instancabile attività di evangelizzazione in una terra di periferia, difficile per il dominio incontrastato della mafia.
Una terra che don Pino conosceva bene, essendo lì nato il 15 settembre 1937, avendo lì maturato la propria vocazione sacerdotale e avendo lì vissuto il proprio ministero. Un umile operaio nella vigna del Signore. Una vigna però le cui viti, però, non potevano produrre frutti buoni e gustosi, ma acidi e amari perché le loro radici affondavano nel terreno malsano inquinato dalla violenza mafiosa. Ma don Pino, sacerdote innamorato di Cristo, assetato e convinto della forza dirompente della Sua parola che proclamava con forza e coraggio, che metteva al primo posto avendone intuito la radicalità e la potenza, non era certo tipo da scoraggiarsi.
Nello scenario di un quartiere, periferia delle periferie, che non offriva servizi, strutture aggregative, attività alternative e soprattutto lavoro onesto, ma solo le squallide prospettive che può offrire la mafia, don Pino ebbe il coraggio di scendere a fianco dei giovani, dei poveri, degli emarginati per sottrarli all'abbraccio mortale del potere mafioso che nel degrado sociale dettava e detta legge privando le persone della loro dignità, soffocandole con la forza, il ricatto, la violenza, distruggendo il futuro di intere generazioni.
Don Pino, come proclama San Matteo al capitolo 25, 35, si adoperò da subito per essere il buon samaritano di tutti coloro che erano stritolati dalle spire del potere mafioso e seppe costruire un futuro di speranza per i giovani, per offrire loro una alternativa evangelica di vita, per sottrarli alle droghe, alla facile manovalanza al servizio dei boss mafiosi, alle estorsioni, alla cultura della violenza e della morte.
Il suo paradigma furono il perdono, la pace, la bontà, la solidarietà, l'inclusione, la premura e l'accoglienza, il tendere la mano per camminare fianco a fianco, la sua forza fu il Vangelo vissuto in povertà di spirito e come servizio per gli altri.
Nella consapevolezza del pericolo che correva mettendosi in competizione con la piovra mafiosa, don Pino non ebbe un momento di tentennamento e di dubbio, ma seppe, sempre con il sorriso e la gioia, da buon pastore, donare le proprie energie per la promozione umana e la liberazione dei propri parrocchiani, fino al supremo olocausto. Quando gli assassini gli si fecero incontro, con il sorriso, pronunciò "me lo aspettavo" ed effuse, martire innocente, il sangue. Erano passati solo quattro mesi da quel 13 maggio 1993, allorquando San Giovanni Paolo II, nella Valle dei Templi, ebbe a proclamare ai mafiosi: " Convertitevi, verrà il giudizio di Dio!".
Papa Francesco ha don Pino beatificato a Palermo il 25 maggio 2013 e la memoria liturgica ricorre il 21 ottobre, giorno in cui ricevette la veste bianca e la luce che seppe riconsegnare, con gioia e umiltà, immacolata e vivida, ai piedi del trono dell'Altissimo.
Luciano Casolini