Santa Teresa d’Avila: l’invito a ricordarsi sempre dell’amore di Cristo
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Santa Teresa d'Avila: l'invito a ricordarsi sempre dell'amore di Cristo
Nata nel 1515, maestra di dottrina e di esperienza spirituale, Teresa è stata la prima donna della storia alla quale è stato riconosciuto da papa Paolo VI il titolo di "Dottore della Chiesa". A vent’anni entrò nei monastero carmelitano della sua città, vivendo per lungo tempo un’esistenza senza slanci particolari, anche a causa dello stile di vita piuttosto “rilassato” della comunità di monache.
La svolta avvenne verso i quarant’anni, quando una straordinaria esperienza interiore la spinse a divenire coraggiosa riformatrice dell’Ordine carmelitano, con l’intento di riportarlo allo spirito e all’austerità della regola primitiva, in quest’opera di riforma incontrò moltissime difficoltà e opposizioni, ma l’instancabile attività di Teresa fu sorretta da una vita spirituale straordinariamente viva e profonda, che le fece percepire la presenza di Dio e sperimentare fenomeni mistici descritti in molti suoi libri. Ne danno prova i suoi scritti: Il cammino della perfezione, Le fondazioni, Il libro della sua vita, Il Castello interiore, le lettere, le poesie.
Morì, stremata dalle fatiche, nel 1582, durante uno dei suoi numerosi viaggi pastorali, con queste ultime parole: «Finalmente, o Sposo mio, è ora che ci abbracciamo!».
Dalle «Opere» di santa Teresa di Gesù, Vergine (Opusc. «Il libro della vita», cap. 22, 6-7, 14)
Chi ha come amico Cristo Gesù e segue un capitano così magnanimo come lui, può certo sopportare ogni cosa; Gesù infatti aiuta e dà forza, non viene mai meno ed ama sinceramente. Infatti ha sempre riconosciuto e tuttora vedo chiaramente che non possiamo piacere a Dio e da lui ricevere grandi grazie, se non per le mani della sacratissima umanità di Cristo, nella quale egli ha detto di compiacersi.
Ne ho fatto molte volte l'esperienza, e me l'ha detto il Signore stesso. Ho visto nettamente che dobbiamo passare per questa porta, se desideriamo che la somma Maestà ci mostri i suoi grandi segreti. Non bisogna cercare altra strada, anche se si è raggiunto il vertice della contemplazione, perché per questa via si è sicuri. E' da lui, Signore nostro, che ci vengono tutti i beni. Egli ci istruirà.
Meditando la sua vita, non si troverà modello più perfetto. Che cosa possiamo desiderare di più, quando abbiamo al fianco un così buon amico che non ci abbandona mai nelle tribolazioni e nelle sventure, come fanno gli amici del mondo? Beato colui che lo ama per davvero e lo ha sempre con sé! Guardiamo il glorioso apostolo Paolo che non poteva fare a meno di avere sempre sulla bocca il nome di Gesù, perché l'aveva ben fisso nel cuore. Conosciuta questa verità, ho considerato e ho appreso che alcuni santi molto contemplativi, come Francesco, Antonio da Padova, Bernardo, Caterina da Siena, non hanno seguito altro cammino. Bisogna percorrere questa strada con grande libertà, abbandonandoci nelle mani di Dio. Se egli desidera innalzarci fra i principi della sua corte, accettiamo volentieri tale grazia.
Ogni volta poi, che pensiamo a Cristo, ricordiamoci dell'amore che lo ha spinto a concederci tante grazie e dell'accesa carità che Dio ci ha mostrato dandoci in lui un pegno della tenerezza con cui ci segue: amore infatti domanda amore. Perciò sforziamoci di considerare questa verità e di eccitarci ad amare. Se il Signore ci facesse la grazia, una volta, di imprimerci nel cuore questo amore, tutto ci diverrebbe facile e faremmo molto, in breve e senza fatica.
Redazione Sito parrocchiale