La santità è per tutte le età: l’esempio dei giovani santi
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
La santità è per tutte le età: l'esempio dei giovani santi
"Ogni età è matura per la santità", affermava Sant’Ambrogio e la giovinezza, la più verde età della vita, non fa certo eccezione. In questo breve scritto andremo a scoprire la santità semplice e gioiosa di tanti giovani che, illuminati dalla fede e dall'amore di Dio, hanno senz'altro saputo utilizzare al meglio il tempo a loro concesso, una santità che accompagna da sempre la vita della Chiesa. In essa è impossibile non riconoscere l’incessante opera della grazia di Dio che accompagna la storia di ciascuno, la sublime bellezza dei sacramenti dell’Eucarestia e della Riconciliazione, la fecondità di tante giovani vite donate nella gioia della carità e del servizio, il giovanile entusiasmo di essere discepoli e missionari, la testimonianza profetica di ragazzi e a volte addirittura bambini che sono divenuti campioni di Cristo e spesso hanno donato la loro vita per testimoniare la loro intima fedeltà al Signore e al suo Vangelo. È da qui che discende per tutti l’insegnamento che è possibile vivere una vita autentica soltanto se essa è profondamente radicata in Cristo.
Innumerevoli sono gli esempi di questo grande desiderio di santità che ha alimentato la Chiesa di Dio lungo i secoli, un fiume di nomi e volti che ci accompagnano alla ricerca della vera felicità che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, nascosto nell’Eucarestia, una felicità che risiede nella pienezza dell’amore di Dio che è capace di divenire anche amore per il prossimo e dare così tanto frutto. Ricordiamo per esempio San Domenico Savio, il giovane allievo di Don Bosco che morì ancora quattordicenne. Domenico, ispirato senza dubbio da un così grande esempio di sacerdote e pastore, aveva chiesto e ricevuto da don Bosco i tre "segreti" per diventare santo: allegria, impegno nei doveri di studio e di preghiera, fare del bene. Una ricetta semplice ma che tutto comprende e tutto trasforma nella carità. Al giovane Savio, che preferiva la morte al peccato, sembra essersi ispirato anche un altro ragazzo vissuto quasi due secoli dopo, il quindicenne Carlo Acutis, proclamato beato nel 2020. Anche Carlo aveva cercato la santità nella semplicità vita quotidiana di ogni giorno: a scuola, in oratorio, in chiesa, per le strade. Anche Carlo aveva la sua personale ricetta per diventare santi, incentrata sulla preghiera, la recita del rosario, l'assiduità ai sacramenti, l'adorazione eucaristica: "Quando ci si mette di fronte al sole ci si abbronza... ma quando ci si mette dinnanzi a Gesù Eucaristia si diventa santi".
Era un principe di una delle più nobili e antiche casate italiane, ma proprio l’incontro con Dio lo spinse ad abbandonare tutto e mettersi al suo servizio, donandosi totalmente al prossimo. È la vita donata di San Luigi Gonzaga che, dopo aver rinunciato a tutto, entrò nei Gesuiti per servire i poveri e gli ammalati, fino a morire egli stesso vittima della peste, divenendo martire autentico della carità. Luigi nacque al Cielo il 21 giugno 1591, ma prima di morire ripeteva: "Me ne vado felice": alla stessa madre, nell’ultima lettera, raccomandava di non piangere il proprio figlio come morto ma come vivente e per sempre felice davanti a Dio. Una santità che si può vivere anche da laici, come quella della 23enne Sandra Sabattini che, prima di morire in seguito a un incidente stradale, aveva scelto di condividere la vita con persone con gravi disabilità e tossicodipendenti, vivendo con castità anche il fidanzamento. Questa esistenza breve ms tutta vissuta incentrata su Cristo le farà dire: "Oggi c’è un’inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi". La giovane studentessa è stata proclamata beata a Rimini nel 2021.
Un bisogno che prima di lei era stato riconosciuto anche da Giacinta Marto, la pastorella di Fatima che, come il fratellino Francesco, morì quando aveva solo dieci anni (20 febbraio 1920). La vita di Giacinta era stata trasformata dal celeste messaggio della Vergine Maria, spronando la piccola pastorella ad offrire le sue sofferenze «per la conversione dei peccatori e per riparare gli oltraggi che si fanno al cuore immacolato di Maria». Una vita non perduta ma donata per testimoniare la fede è poi quella di San Carlo Lwanga, bruciato vivo insieme a dodici compagni il 3 giugno 1886 per la fedeltà al Vangelo. Uno tra loro, Bruno Ssrerunkuma, dirà appena prima di spirare: "Una fonte che ha molte sorgenti non si inaridirà mai. E quando noi non ci saremo più, altri verranno dopo di noi". Un amore che, come quello del Maestro, è capace persino di vincere la morte e di essere semente di santità.
Sono tanti i giovani martiri, specialmente ai primordi della Chiesa, al tempo delle grandi persecuzioni, come Tarcisio, il giovane patrono dei ministranti, che strinse al petto il Corpo di Gesù per non farlo cadere in mani profane, Agnese, martire della purezza, che aveva donato il suo cuore ad un Amore più grande di quelli terreni, Ponziano che non ebbe paura di rivendicare la propria appartenenza a Cristo di fronte ai suoi persecutori: "Dai miei genitori sono stato chiamato Ponziano ma ora ho il più nobile nome di Cristiano". E ancora, in tempi ben più recenti ma non meno segnati dall’odio e dalla violenza, il beato Rolando Rivi, seminarista appena quattordicenne ucciso nel Modenese appena dopo la Liberazione dai partigiani comunisti. Sulla sua tomba, il padre fece scrivere le parole da lui composte: "Tu che dalle tenebre e dall’odio fosti spento, vivi nella luce e pace di Cristo".
La luce e la pace di Cristo sono capaci di sostenere e confortare nelle sofferenze più terribili, evidenziando altri esempi di santità, altre vite donate che a volte non hanno ancora conosciuto l’onore degli altari. Come quella della diciannovenne Angelica Tiraboschi, morta il 29 agosto 2015, circa tre mesi prima di compiere venti anni. Appartenente al Rinnovamento nello Spirito, Angelica alimentava la sua vita con la preghiera e l’adorazione. Ai medici che le consigliavano uno psicologo rispose che ne aveva già uno ed era il migliore di tutti: Gesù. Aveva scritto poco prima di morire: "Perché non possiamo cambiare la direzione del vento, ma possiamo sistemare le vele in modo da poter raggiungere la nostra destinazione in Cristo Gesù nostro Signore". E ancora un’altra giovane vita stroncata dalla malattia ma trasfigurata dalla fede e dalla speranza, è quella del diciottenne scout Emer Mezzanotte, colpito da una rara forma di tumore. Attraverso la malattia e il dolore e la sofferenza che essa comporta, Emer giunse a consacrare la sua vita a Cristo, trasformando la sofferenza in amore verso il prossimo, specialmente per chi soffriva vicino a lui, sofferente tra i sofferenti. "Intendo donarmi e consacrarmi totalmente e per sempre a servizio e lode del Verbo di Dio", dirà poco prima di morire, ormai irriconoscibile, dopo un’atroce agonia cristianamente sopportata domenica 31 maggio 1992, solennità dell’Ascensione
E ancora sono molte le figure che potremmo citare e tante altre il Signore non farà mai mancare alla sua Chiesa, chiamata sempre a rinnovare l’annuncio della buona novella agli uomini di ogni tempo, di ogni nazione e di ogni lingua. Con un solo grande segreto: è il buon uso del tempo a dare un senso vero alla vita! Questi giovani santi, beati e testimoni ci hanno mostrato come... a noi l'arduo compito di imitarli!
Elletì