Il Gruppo Scout Pontenure 1 ad Assisi sulle orme di San Francesco
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
di Silvia Riboni - 09 Gennaio 2024
Perché i capi hanno desiderato portare i ragazzi e le ragazze ad Assisi? Quando abbiamo iniziato a pensare di proporre l’esperienza di un campo invernale di gruppo ad Assisi ci siamo innanzitutto chiesti le motivazioni. Le attività che proponiamo sono legate ad un chiaro progetto educativo che presentiamo ogni anno alle famiglie. Il progetto prevede una “fotografia” del gruppo, cioè un’attenta osservazione dei ragazzi e delle ragazze che ci vengono affidati, per individuare alcuni precisi obiettivi educativi. Quest’anno ci siamo resi conto che si è persa la bellezza dell’essenzialità durante gli incontri, specialmente durante le uscite. Assisi poteva rappresentare un’opportunità significativa per iniziare un percorso legato al raggiungimento di questa finalità. Perché?
“Perché San Francesco, se dovessimo dirlo con le parole di oggi, era un giovane a cui piaceva la bella vita: a lui piaceva spendere soldi facilmente, amava andare alle feste, divertirsi senza troppo pensare agli altri finché un giorno ha incontrato Gesù; Gesù gli ha parlato, lo ha guardato ed è cambiato tutto. Andare ad Assisi potrebbe servire ai nostri ragazzi per rendersi conto che si può essere felici anche con poco, avrebbero l’occasione di scoprire la bellezza che viene anche dalle piccole cose, la gioia di stare con l'altro anche se questo altro è più piccolo e la semplicità del pregare tutti insieme. Francesco potremmo dire che rappresenta ciò che noi cerchiamo di testimoniare ai nostri ragazzi!”
“Perché visitare Assisi significa immergersi contemporaneamente nella storia romana e medioevale, ma anche entrare nel cuore della spiritualità e nei luoghi dove due giovani cambiarono la storia del cristianesimo.”
“Per la serenità e il senso di pace che si prova camminando tra i luoghi e le vie in cui San Francesco ha vissuto e pregato, per far conoscere meglio ai nostri ragazzi la personalità del santo ed iniziare un cammino che li porti ad amare e vivere la quotidianità seguendo i suoi insegnamenti.”
“Perché assistere alle testimonianze di frati e suore francescane è una grande dono. La spiritualità francescana e quella scout sono infatti sempre in dialogo e questi incontri sono preziosi per scoprire e vivere insieme la bellezza della vita cristiana.”
“Abbiamo accompagnato diverse volte il gruppo in questi luoghi e ogni volta è stata un’esperienza entusiasmante.”
Con slancio abbiamo iniziato ad organizzare il pellegrinaggio, perché di questo si è effettivamente trattato. Ci siamo impegnati, oltre che nella ricerca di un alloggio, anche nel pianificare visite guidate nei luoghi significativi della vita del Santo con frati e suore che sono risultati essere testimoni coinvolgenti nella loro semplicità.
All’arrivo siamo stati accolti da frate Angelo in Santa Maria degli Angeli che ha raccontato alcuni episodi della vita di San Francesco legati, in modo particolare, alla Porziuncola, l’antica e originaria chiesetta che Francesco riparò in obbedienza alle parole del Crocifisso di San Damiano e dove ebbe modo di comprendere più a fondo la propria vocazione. Sabato mattina, abbiamo visitato la Basilica di San Francesco accompagnati da suor Palmira che ha presentato l’intera vita del Santo attraverso gli affreschi presenti nella parte inferiore e superiore dell’abbazia.
Nel pomeriggio, il primo appuntamento è stato con il nostro Giovanni che ha fatto scoprire come una vita, apparentemente ordinaria, di un giovane ragazzo come tanti, può diventare straordinaria. La salma del Santo Carlo Acutis è esposta nella chiesa della Svestizione. Giovanni ha descritto gli aspetti salienti della vita di Carlo, diventato Santo per aver vissuto in pienezza la sua breve esistenza “mettendo al primo posto l’incontro quotidiano con Dio. Non aveva bisogno di tante cose. Aveva la consapevolezza che la vita non va sciupata inutilmente dietro a sciocche chimere. Era appassionato di informatica e ha messo a disposizione della chiesa questa sua capacità.” Il secondo appuntamento è stato con suor Rosa in San Damiano. Con lei abbiamo approfondito il significato di questo luogo dal quale è partito tutto: “É qui che si trovava il crocifisso originale che ha parlato a San Francesco e da quell’incontro è partito il rinnovamento non solo personale di Francesco ma della chiesa intera.” Abbiamo quindi conosciuto Francesco nella sua umanità, gli inciampi, la sua perseveranza, le sue crisi che non lo allontanarono da Cristo ma lo spinsero a ricercare un rapporto sempre più profondo con Lui. Abbiamo potuto ammirare la sua determinazione messa a dura prova per il nuovo messaggio che portava in una chiesa che andava “riparata”, il suo grande amore per gli ultimi, per il creato e l’amicizia spirituale con Santa Chiara.
L’ultima tappa del pellegrinaggio è stata la partecipazione alla messa nella basilica di Santa Chiara dove viene custodito il corpo della Santa e il Crocifisso di San Damiano che parlò a San Francesco.
I novizi, gemellati con i ragazzi del PC2, si sono uniti al resto del gruppo venerdì sera, dopo aver camminato lungo il monte Subasio, luogo privilegiato delle memorie francescane. Passando fra fitti boschi di querce e di lecci hanno raggiunto l’Eremo delle Carceri, il luogo appartato, solitario dove Francesco e i suoi compagni trascorrevano periodi di preghiera.
Non sono certo mancati i momenti conviviali, grazie alla presenza di tre genitori, che si sono dati da fare per farci trovare pasti caldi e prelibati. Il clima è stato sicuramente caratterizzato dall’ascolto ma sempre con la vivacità e la freschezza tipiche della proposta scout.
Il messaggio di Gesù “Francesco va e ripara la mia casa” è giunto fino a noi che dobbiamo fare della nostra chiesa un luogo di incontro con Cristo, con chi si trova nel bisogno e con gli ultimi.
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