Domenica della Parola di Dio: ascoltarla per lasciarsi trasformare
di Redazione Sito ·
di Elletì – 21 Gennaio 2024
«La tua parola, Signore, è stabile come il cielo» (Salmo 119), ci ricorda il salmista. Tra i tanti e vorticosi cambiamenti, innovazioni e rivoluzioni che in questi ultimi tempi sembrano interessare ogni cosa che il Signore Dio ha posto sotto il sole, questo versetto ci ricorda che esistono verità assolute, eterne, che non mutano col mutare delle stagioni e col fluire delle maree perché non sono legate ai voleri e ai desideri degli uomini ma alle promesse del Signore, che sono – loro sì – autenticamente vere e eterne.
«Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera» (Salmo 32). Proprio con la sua Parola il Creatore di tutte le cose, quando ancora non era stato creato l’universo, creò il cielo e la terra e formò l’uomo a sua immagine. Come ci ricorda il racconto delle origini con cui si apre la Bibbia, tutto ciò che esiste è opera di Dio: la sua Parola basta a creare l’intero universo. Il suo Spirito, cioè il «soffio di Dio», presiede all’universo e prepara il riscatto dell’uomo. Un giorno, dallo Spirito della Pentecoste, Dio farà risorgere la nuova creazione, l’uomo nuovo rigenerato dal sacrificio di Cristo (2 Corinzi 5, 17).
In questa terza domenica per anno abbiamo celebrato la “Domenica della Parola di Dio”, un’occasione propizia che ci aiuta a riscoprire la centralità e il primato della Parola nella vita e nella missione della Chiesa e di tutti i battezzati. In modo particolare quest’anno, come ci ricorda un sussidio della CEI, «la predicazione di Giona che «si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore» (prima lettura), l’esortazione che Paolo rivolge alla comunità di Corinto a non attaccare il cuore ai beni di questo mondo (seconda lettura), e l’inizio della missione di Gesù, che annuncia la prossimità del Regno (Vangelo), ravviva in noi il desiderio di rimanere nella sua Parola e il coraggio di testimoniare il Vangelo».
Questa giornata speciale è nata di recente in seguito alla preoccupazione di papa Francesco, con cui il Pontefice intende far capire quanto sia importante per la vita quotidiana della Chiesa e di tutte le nostre comunità il riferimento alla Parola di Dio, una Parola che per essere vissuta realmente non può e non deve rimanere confinata in un libro: solo quando è messa in pratica essa resta sempre viva e si fa segno concreto e tangibile nella vita di ogni giorno.
«“Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”» (Luca 11,27-28). Questa la risposta di Gesù alla donna che ne lodava la Madre, dichiarandola beata. Con questa risposta il Signore ci ricorda che chiunque ascolta ed obbedisce alla parola di Dio, accoglie in sé Cristo. E chiunque accoglie e accetta di far crescere dentro di sé quella parola, che è Parola di vita e salvezza, fa crescere in sé stesso Cristo. Nel grembo della Vergine Santissima la Parola si è fatta carne: ma anche in chiunque ascolti e custodisca la parola di Dio, Gesù si fa carne nella sua carne.
E ciò non può avvenire senza lasciarsi cambiare dalla Parola, questo l’invito e il monito giunto da papa Francesco durante la solenne celebrazione da lui presieduta quest’oggi nella Basilica vaticana. Ecco un estratto della sua omelia.
Fratelli e sorelle, la Parola di Dio desidera fare questo in ognuno di noi. Come per i primi discepoli, che accogliendo le parole di Gesù lasciano le reti e cominciano un’avventura stupenda, così anche sulle rive della nostra vita, accanto alle barche dei familiari e alle reti del lavoro, la Parola suscita la chiamata di Gesù. Egli ci chiama a prendere il largo con Lui per gli altri. Sì, la Parola suscita la missione, ci fa messaggeri e testimoni di Dio per un mondo pieno di parole, ma assetato di quella Parola che spesso ignora. La Chiesa vive di questo dinamismo: è chiamata da Cristo, attirata da Lui, ed è inviata nel mondo a testimoniarlo. Questo è il dinamismo nella Chiesa.
Non possiamo fare a meno della Parola di Dio, della sua forza mite che, come in un dialogo, tocca il cuore, s’imprime nell’anima, la rinnova con la pace di Gesù, che rende inquieti per gli altri. Se guardiamo agli amici di Dio, ai testimoni del Vangelo nella storia, ai santi, vediamo che per tutti la Parola è stata decisiva. Pensiamo al primo monaco, Sant’Antonio, che, colpito da un passo del Vangelo mentre era a Messa, lasciò tutto per il Signore; pensiamo a Sant’Agostino, la cui vita svoltò quando una parola divina gli risanò il cuore; pensiamo a Santa Teresa di Gesù Bambino, che scoprì la sua vocazione leggendo le lettere di San Paolo. E penso al santo di cui porto il nome, Francesco d’Assisi, il quale, dopo aver pregato, legge nel Vangelo che Gesù invia i discepoli a predicare ed esclama: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!» (Tommaso da Celano, Vita prima IX, 22). Sono vite cambiate dalla Parola di vita, dalla Parola del Signore.
Ma mi domando: perché per molti di noi non accade lo stesso? Tante volte ascoltiamo la Parola di Dio, entra in un orecchio ed esce dall’altro: perché? Forse perché, come ci mostrano questi testimoni, bisogna non essere “sordi” alla Parola. È il nostro rischio: travolti da mille parole, ci lasciamo scivolare addosso pure la Parola di Dio: la sentiamo, ma non la ascoltiamo; la ascoltiamo, ma non la custodiamo; la custodiamo, ma non ci lasciamo provocare per cambiare. Soprattutto, la leggiamo ma non la preghiamo, mentre «la lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo» (Dei Verbum, 25). Non dimentichiamo le due dimensioni fondanti della preghiera cristiana: l’ascolto della Parola e l’adorazione del Signore. Facciamo spazio alla Parola di Gesù, alla Parola di Gesù pregata e accadrà per noi come ai primi discepoli. Ritorniamo dunque al Vangelo di oggi, che ci riporta due gesti che scaturirono dalla Parola di Gesù: «lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,18). Lasciarono e seguirono. Soffermiamoci brevemente su questo.