Martedì 2 Febbraio, la festa della Candelora
di Redazione Sito · Pubblicato · Aggiornato
Martedì 2 Febbraio, la festa della Candelora: l'incontro del Signore col suo popolo e l'annunzio della Passione
La gioia si accompagna al dolore in questa festa mariana che la Chiesa celebra sotto il nome di Presentazione del Signore al tempio, ma che è senza dubbio meglio conosciuta dai fedeli come la Candelora, perché in questo giorno, come vuole la tradizione, vengono benedette e distribuite le candele. Si tratta di una celebrazione antichissima, attestata già dall'Itinerarium Egeriae della fine del IV secolo, in cui si ricorda per l'appunto l'usanza di accendere ceri e candele (donde il nome comune), come già avveniva in occasione delle feste pagane dei Lupercalia. Papa Gelasio, alla fine del V secolo, ottenne dal Senato romano l'abolizione dei Lupercali, che furono sostituiti proprio da questa festività, allora celebrata quaranta giorni dopo l'Epifania, ossia il 14 febbraio. Fu l'imperatore bizantino Giustiniano ad anticipare la festa alla data attuale del 2 febbraio, quaranta giorni dopo il Natale.
Questa data non è affatto casuale ma affonda le sue radici nei riti giudaici che accompagnavano la nascita. Dopo la circoncisione si celebravano infatti, esattamente quaranta giorni dopo la nascita, i riti della purificazione della puerpera e dell'offerta del primogenito che, nel contesto della religione antica, indicavano il rispetto della vita e il senso del sacro. Come ci narra l'evangelista Luca (2,22-40), questo bambino, riscattato con l'offerta dei poveri (una coppia di tortore o di giovani colombi), viene salutato come il Messia tanto atteso, venuto a compiere la missione che gli aveva assegnato il profeta Isaia: portare la salvezza a tutti gli uomini, recare la luce a tutti i popoli, non solo a quello d'Israele. Così lo esalta nel suo gioioso inno l'anziano Simeone:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
È però verso la fine delle parole di Simeone, che il dolore, o almeno il suo annunzio, comincia a farsi strada: Maria «presenta» a Dio Gesù, il suo figlio primogenito, glielo «offre» come era prescritto dalla legge mosaica. Ora, ogni offerta rappresenta una rinuncia, grande o piccola che sia, Maria lo sperimenterà anche troppo presto. È proprio in questo giorno che comincia il mistero della sofferenza di Maria, che raggiungerà il suo culmine durante la Passione, ai piedi della croce eretta su di un brullo colle, poco al di fuori delle mura di Gerusalemme. È proprio la croce dunque la spada che trapasserà la sua anima di donna e di madre, come le aveva predetto Simeone in quel giorno lontano.
Ogni primogenito ebreo era il segno permanente e il memoriale quotidiano della «liberazione» dalla grande schiavitù dell'Egitto: al contrario dei primogeniti egiziani, quelli israeliti erano stati risparmiati dallo sterminio, l’angelo sterminatore era passato oltre. Gesù, però, il Primogenito per eccellenza, non sarà «risparmiato». Egli, il vero agnello, non scelto dal gregge ma inviato dal cielo, attraverso il suo sacrificio, realizzerà la salvezza dell’uomo, strapperà la preda all’inferno, sanzionerà la nuova e definitiva alleanza. Il gesto di Maria che «offre» il suo unico Figlio si traduce in gesto liturgico in ogni nostra Eucaristia. Quando il pane e il vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo, ci vengono ridonati come Corpo e Sangue di Cristo, anche noi siamo accolti nella pace del Signore, poiché contempliamo la sua salvezza e viviamo nell’attesa della sua «venuta», come diciamo ad ogni messa al termine della consacrazione.
Di seguito qualche suggestiva foto di una delle numerose sante messe celebrate nella giornata di oggi, martedì 2 febbraio, trasmessa come di consueto anche in diretta streaming. Ad affiancare il nostro parroco don Mauro Tramelli come chierichetto il piccolo Pietro, accompagnato passo passo dal sacrestano Mario. Da questa festa che illumina e riscalda questi freddi giorni invernali scaturisce per tutti noi un grande impegno: la luce delle candele benedette deve spronarci a diventare a nostra volta luci e fiaccole, ossia autentici testimoni del Vangelo nella vita di tutti i giorni, proprio come i Santi Anna e Simeone, gli anziani profeti che, prima di terminare il loro cammino terreno, ebbero la ventura di poter salutare e dare testimonianza al Messia.